Trieste (Friuli-Venezia Giulia) 18 gennaio 2017

Trieste: L’uciim e gli studenti stranieri a scuola

Viktor Sklovskij affermava che per vedere la realtà è necessario scardinarla togliendole quel velo in cui tutti inconsapevolmente la ingessiamo.
E’ con questa citazione che Luca Agostinetto ha aperto la sua conversazione su “Studenti stranieri a scuola” mercoledì scorso 18 gennaio, nell’ambito di “Confluenze: dalla multicultura all’intercultura” organizzato dal Centro culturale Veritas in collaborazione con la sezione UCIIM di Trieste.
Disvelare la realtà, guardarla nella sua autenticità: ecco il lavoro che dovremmo fare tutti prima di emettere giudizi o assumere qualsiasi posizione, specialmente quando si tratta di educazione: non conoscere il fenomeno, infatti, ci fa muovere solo in base a opinioni, suggestioni, sensazioni, al sentito dire se non addirittura ad ideologie. Anche in relazione alla presenza di studenti stranieri nelle nostre scuole: prima di allarmarci o, all’opposto, di minimizzare ottimisticamente le difficoltà e gli imprevisti del loro inserimento nelle nostre classi ci siamo informati su quanti sono in totale, in che percentuale incidono sulla popolazione scolastica, da che Paesi provengono, a che tipo di immigrazione appartengono, che famiglie hanno alle spalle, quale il loro progetto di vita? E ancora: la loro presenza nel nostro territorio è un fenomeno emergenziale, dall’andamento incontrollato o invece largamente previsto e del tutto normale?
Sfatando molti luoghi comuni, preconcetti e soprattutto chiarendo bene il significato dei termini spesso usati impropriamente (straniero, clandestino, immigrato, extra-comunitario, ad esempio, così spesso trattati come sinonimi in realtà non lo sono affatto), Agostinetto ha, dati alla mano, fatto emergere la verità sul fenomeno: se da un lato non va sottovalutato con un velleitario ed ingenuo buonismo, d’altro lato nemmeno temuto nonostante il linguaggio bellico della narrativa mediatica: “sbarco, invasione, conflitto, contrasto…” . Gli stranieri in Italia sono 5 milioni e mezzo su 60 milioni di cittadini; la loro presenza qui da noi, legata come è alla presenza femminile, è stabile; la composizione è eterogenea per cui a minor rischio di ghettizzazione; nelle nostre scuole il tasso di stranieri è del 15% ma gran parte di essi sono di seconda generazione e quindi nati in Italia, già ben inseriti nel contesto culturale e italofoni anche perché sempre più bambini stranieri frequentano i nidi e le scuole materne. Ma soprattutto l’immigrazione segue un andamento assolutamente regolare. Il grafico che la rappresenta infatti è quello tipico di molti fenomeni umani con le note fasi di inizio, crescita, stabilizzazione.
Viviamo in Italia, patria dei più grandi pedagogisti che tutto il mondo ci invidia: Agazzi, Montessori, don Milani, don Bosco… quanto a terra di immigrazione arriviamo ben ultimi in Europa per cui possiamo far tesoro delle esperienze degli altri paesi e… e ci lasciamo spaventare da un fenomeno assolutamente prevedibile, previsto e naturale?
Certamente la presenza del diverso nella società e nella scuola costituisce sempre una sfida, ma non era già successo nel dopoguerra con l’emigrazione dal Meridione o, con l’istituzione della Scuola media unica con l’ingresso di vaste fasce contadine sui banchi di scuola? Come allora, anche adesso ciò che serve non sono le gradevoli ma tutto sommato folcloristiche feste dell’accoglienza a base di cus cus o i colorati cartelloni di benvenuto, quanto piuttosto un serio lavoro interdisciplinare, che sia d’esempio di una reale volontà e capacità relazionale prima di tutto tra docenti e che sia condotto a partire da temi sentiti da tutti: italiani, stranieri, alunni con disabilità, maschi e femmine: il campo di pallavolo, la gita scolastica, il giornalino di classe… argomenti che, interessando tutti, sono per natura inclusivi e che quindi potranno essere condivisi da tutti i bambini e relative famiglie. Senza troppi discorsi, nei fatti, emergerà da sé che la differenza etnica è solo una delle tante differenze: di sesso, di carattere, di storia personale, di gusti, di status sociale, di.. di… che caratterizzano l’essere umano.(Marina Del Fabbro)