Esattamente 20 anni fa, il 25 marzo 1995, papa Giovanni Paolo II inviava alla chiesa “e a tutte le persone di buona volontà” l’enciclica Evangelium vitae. Enciclica assolutamente attualissima che Scienza&Vita, la sezione UCIIM di Trieste e FederVita FVG hanno voluto ricordare con la tavola rotonda “A tutela della vita: nuova questione sociale a 20 anni dalla Evangelium vitae” cui hanno partecipato il medico bioeticista Paolo Pesce, il sociologo Raffaello Maggian e la filosofa Francesca Bosco.
Il dott. Pesce, nell’introdurre il testo, ne ha riassunto i temi principali tra cui il pericolo, ben evidenziato dal Papa, della perdita della stessa capacità di distinguere il bene dal male che si concretizza nella richiesta di leggi che facciano diventare diritto ciò che è delitto, della diffusione non solo di una pratica ma addirittura di una mentalità contraccettiva, di un abbandono degli esseri più deboli, ovvero dei bambini ancora non nati o dei malati in fase terminale. Puntualizzazioni, queste, tutte attualissime che il papa ha anticipato con chiarezza profetica. Nel continuare il discorso, il prof. Maggian ha allargato l’orizzonte ricordando che l’enciclica condanna molti altri attentati alla vita: miseria, fame, condizioni di vita infra-umane, commercio di armi, condizioni di lavoro ignominiose, riduzione in schiavitù, prostituzione….cui si chiede addirittura una tutela di legge. Sembra quasi che l’umanità, nello scegliere tra l’eros, la vita, e thanatos, la morte, preferisca questa. Come è possibile? Certamente viviamo in una società complessa in cui i “decisori autonomi” si sono moltiplicati, ma questo non basta a spiegare il deliberato determinarsi per una cultura di morte: giocano certamente anche la ricerca di profitto, il desiderio di potenza, la scarsa partecipazione delle persone alla costruzione del bene comune, l’abbandono di tradizioni. Il panorama però non è tutto malato: ci sono molte istituzioni positive: volontariato, centri di accoglienza per bambini abbandonati, per disabili, per stranieri, Centri di aiuto alla Vita…. Chiediamoci: concretamente, quanto li sosteniamo? Perché non basta denunciare il male, bisogna anche operare fattivamente nella costruzione del bene.
Bene e male, giusto e sbagliato, vita e morte, ha continuato la prof.ssa Bosco, portano il discorso sul grande tema della legge naturale, legge che, ha energicamente sottolineato, non è per nulla un tema “cattolico”: al contrario esiste dall’antichità precristiana ed ha trovato una sua sistematizzazione, attorno al I sec. a.C e I sec. d.C. nel pensiero stoico, nel concetto della “vita secondo natura, ovvero secondo ragione”, ragione che non nasce da sé ma è espressione del logos, la provvidenza stoica. In ogni essere umano gli stoici riconoscono il desiderio di mantenersi in vita e di mantenere la propria specie con due tendenze innate: la ricerca della verità e la costruzione di relazioni. Agostino e Tommaso arricchiranno il concetto introducendo, accanto alla ragione, la libertà che, liberandolo dal panteismo stoico, rende ogni essere umano unico ed irripetibile. La legge naturale può essere intesa come il “sigillo che Dio ha lasciato in ogni essere umano”: costituisce pertanto un’ottima base su cui costruire un’intesa tra tutti gli uomini in quanto riporta ad una visione oggettiva della vita. E’ proprio in forza di questa legge naturale comune a tutti gli uomini che il papa condanna gli attentati alla inviolabilità della vita, ed è sempre per questo motivo che a buon diritto si rivolge, come ricordato in apertura della tavola rotonda, non solo ai credenti ma, appunto, “a tutti gli uomini di buona volontà”. (Marina Del Fabbro)
Trieste: L’Uciim ricorda l’enciclica Evangelium vitae
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