Il regime di Kim Jong-un ha deciso di prenderli in ostaggio dopo le chiare accuse al dittatore di aver fatto assassinare il fratello nella capitale malese
Di ANGELO AQUARO
PECHINO – La guerra ancora non dichiarata tra la Corea del Nord e il resto del mondo ha già fatto i suoi primi prigionieri: chi salverà adesso i cittadini malesi che la dittatura di Kim Jong-un ha deciso di prendere in ostaggio lassù a Pyongyang? È un’incredibile crisi nella crisi. L’ulteriore colpo di scena che rischia di accendere l’ennesimo focolaio di conflitti nella penisola già spaccata dalla decisione di Seul di richiedere agli Stati Uniti di Donald Trump l’immediata installazione dello scudo antimissile Thaad per difendersi delle continue minacce del Nord: concretizzate lunedì nel nuovo lancio di quattro ‘proiettili’ finiti nel mar del Giappone.
La presa degli ostaggi è dunque l’inaspettato seguito dell’assassinio a Kuala Lumpur di Kim Jong-nam. I servizi Usa e sudcoreani accusano il regime del Nord: è stato il dittatore a volere l’avvelenamento del fratellastro finora protetto dalla Cina e candidato a sostituirlo nell’eventualità per la verità remotissima di un colpo di stato. Le indagini della polizia malese hanno subito puntato l’indice sui nordcoreani che si sarebbero mossi dietro le quinte: senza accusare formalmente Pyongyang di niente, e incriminando per ora solo la donna vietnamita e quella indonesiana che all’aeroporto hanno avvelenato l’altro Kim, gli investigatori vogliono interrogare tre uomini che si proteggono all’interno dell’ambasciata della Corea del Nord a Kuala Lumpur. Da lì è cominciata un’escalation che ha portato prima all’espulsione reciproca degli ambasciatori e adesso alla presa dei cittadini malesi praticamente in ostaggio.
“A tutti i cittadini malesi residenti nella repubblica democratica popolare della Corea sarà temporaneamente proibito di lasciare il paese fino a che l’incidente avvenuto in Malesia sarà prontamente risolto” avverte burocraticamente il comunicato della Korea Central News Agency. Temporaneamente? Incidente? Il primo ministro malese, Najiib Razak, insorge: “È un atto ripugnante, che in pratica tiene i nostri cittadini ostaggio, nel totale disprezzo di ogni legge internazionale e norma diplomatica”. Intanto, però, neppure lui se ne sta con le mani in mano e ordina che i nordcoreani presenti in Malesia non lascino il paese “fino a quando la sicurezza dei nostri concittadini in Corea del Nord non sarà assicurata”.
Un bel pasticcio. Anche perché oltre agli 11 che lavorano nell’ambasciata o per il corpo diplomatico ci sarebbe un numero di malesiani non ancora accertato che viaggia per business o turismo lassù in Corea. La guerra non l’ha ancora dichiarata, per fortuna, nessuno: ma chissà come sarà soddisfatto Kim Jong di aver già fatto il suo gruzzoletto di poveri prigionieri. E proprio nel momento in cui il presidente Usa reagisce ai lanci di razzi di Pyongyang, dichiarando che la Corea del Nord è una ‘seria minaccia’.
Fonte: www.repubblica.it/