Ficarolo (Veneto) 03 novembre 2016

Un altro hotel requisito. Il titolare: «Mi incateno». Arrivano i leghisti di Gorino

Migranti a Ficarolo, il sindaco tenta di mediare con il prefetto. Tam tam sui telefonini: «Pronti furgoni e bancali, servono rinforzi»

FICAROLO (ROVIGO) Il telefonino continua a squillare e i toni ricordano i dispacci militari. «Noi siamo pronti a muovere con supporto da province vicine ».

«Servono rinforzi, altri amici!». «Serve qualcuno che cerchi bancali e un furgone a disposizione in caso di arrivi». La cacciata dei neri da Ficarolo si prepara su Whatsapp.

Nicola Lodi scorre la lista dei messaggi che arrivano sul suo cellulare. Lo chiamano «Naomo», come il protagonista di alcuni sketch di Panariello, ed è un parrucchiere di Ferrara, responsabile sicurezza e immigrazione della Lega Nord.

Ma soprattutto è stato uno dei capipopolo della protesta di Gorino, che una decina di giorni fa ha visto i residenti del paese emiliano fare le barricate contro l’arrivo di un pullman di profughe.

«A Ficarolo ho già fatto un primo sopralluogo – racconta Lodi – e attraverso Whatsapp siamo pronti a mobilitare decine di persone, dal Veneto e dalle regioni vicine. Se la prefettura non farà marcia indietro, sarà una Gorino-2».

Non si scherza, da queste parti. Da quando il prefetto di Rovigo, Enrico Caterino, ha requisito un albergo con l’intenzione di trasferirci alcune decine di profughi, quest’ultimo lembo di Veneto prima del confine con l’Emilia Romagna è in fermento. L’hotel prescelto (il secondo nella nostra regione, dopo quello nel Veronese) è un tre stelle, il «Lory», che si trova a pochi chilometri dal centro.

Lì, circondato dai campi e lontano da occhi indiscreti, il titolare Luigi Fogli, ha costruito il suo piccolo fortino: oltre all’albergo, anche il ristorante «White House» e un locale di streaptease, il «Rimmel». Non naviga in buone acque. «Colpa della crisi. E se mi mettono pure i profughi, sarà la mazzata finale.

Stanno già arrivando le prime disdette», spiega quest’uomo che a quasi ottant’anni si ritrova a ingaggiare un braccio di ferro con il prefetto che la scorsa settimana, attraverso i carabinieri, ha impartito l’ordine di requisirgli l’hotel «per le urgenti e indifferibili necessità di alloggiare e gestire i cittadini stranieri richiedenti la protezione internazionale».

Mentre risponde ai giornalisti, si prepara ad andare a far compere.

«Devo acquistare delle catene con cui legarmi ai cancelli », confida. Per entrare – giura – dovranno passargli sopra. E poco importa se era stato lui stesso, il mese scorso, a dimostrare interesse per il business dell’accoglienza.

«Con un buco di 1,2 milioni di euro – racconta – il mio commercialista mi aveva suggerito di ospitare i migranti. Ho chiesto alla prefettura e poi ne ho discusso con i rappresentanti di una cooperativa. Ma mi avrebbero pagato solo 8 euro a profugo, comprese le spese per le utenze e internet gratuito, e ho capito che non ne valeva la pena».

Troppo tardi: il passo indietro dell’albergatore ha costretto il prefetto a un’azione di forza, e da oggi scatta la requisizione dell’intero stabile. Mentre Fogli si racconta, nella hall gira una bella ragazza avvolta in un telo da mare. Avrà vent’anni.

«È una delle ballerine », precisa l’anziano. Il rischio è che la notizia dell’arrivo dei profughi svuoti anche i tavolini del vicino night club. E così pure lei s’è arrabbiata: «Perché mai dobbiamo mantenerli? Che vadano altrove, a lavorare, qui non c’è posto».

Ieri il prefetto ha convocato il primo cittadino di Ficarolo, Fabiano Pigaiani, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine e del Comune capoluogo. Il sindaco leghista di Rovigo, Massimo Bergamin, non si è presentato e ha preferito mandare un proprio assessore.

Ma intanto continua a soffiare sul fuoco, pubblicando su Facebook messaggi come «10, 100, 1.000 Gorino » ed esortando alla rivolta di Ficarolo: «Occupiamo noi l’albergo, prima che arrivino i clandestini!». Pigaiani, intanto, si affanna a portare avanti una difficile mediazione.

«Non diciamo no ai profughi – precisa – ma quella ipotizzata dalla prefettura è una quota sproporzionata per un paese di 2.500 abitanti. Possiamo accoglierne una decina al massimo, per il resto ci pensino gli altri comuni».

Per il sindaco è l’ennesima grana da risolvere. Perché Ficarolo sarà pure una piccola realtà, ma di problemi ne ha collezionati parecchi. Era stato il Comune veneto più colpito dal terremoto del maggio 2012, che danneggiò seriamente il campanile della piazza.

Due anni dopo, invece, a scuoterlo fu lo scandalo della clinica-lager: dieci tra operatori e infermieri arrestati per maltrattamenti ai pazienti. Poi, nel 2015, c’era stato il caso dell’asilo dell’orrore, con tre maestre finite nei guai per aver vessato i bambini. E ora scoppia la «bomba» dei migranti in hotel. «Bisogna evitare in tutti i modi che l’immagine di Ficarolo venga macchiata di nuovo, magari dall’accusa di razzismo», sospira il primo cittadino.

Ma il prefetto non arretra: «All’albergo saranno destinati circa quaranta profughi, trasferiti da altre strutture della provincia dove attualmente sono in esubero». Non subito, però. «Bisognerà prima che le coop organizzino i servizi».

C’è ancora tempo, quindi, per scongiurare il rischio di una rivolta. E potrebbero essere giorni decisivi, visto che tra una settimana esatta è in programma un summit al quale parteciperanno tutti i paesi del Rodigino, per convincere i sindaci ad attuare la tanto agognata accoglienza diffusa. «Nel frattempo confido nel senso di responsabilità della popolazione», chiosa Caterino. Forse è un po’ troppo ottimista.

«Siamo pronti alle barricate », taglia corto Maria Pellegatti, casalinga pasionaria di 62 anni. «Non dovranno scendere da quel pullman».

È lo stesso slogan lanciato da alcuni militanti di CasaPound, pure loro pronti a convergere sull’hotel «Lory». Per la verità, non tutti sono per la linea dura. «È povera gente in fuga dalla guerra, abbiamo il dovere di aiutarli», spiega Antonia Feltrin. Ma la miccia è accesa.

E Gorino sembra sempre più vicina.

Fonte: corrieredelveneto.corriere.it/