Brembio (Lombardia) 07 agosto 2015

Una cosa che i media non dicono: i migranti portano lavoro

Qualche giorno fa il Gazzettino di Padova evidenziava in un articolo un aspetto che non trova molto spazio nei media, sia televisivi che della carta stampata: i migranti portano lavoro. Tra cooperative sociali, società di trasporti, servizi di lavanderia, cuochi per la mensa, e così avanti per finire coi negozi di telefonia, evidenziava il quotidiano, i richiedenti asilo aumentano il Pil del territorio: “Mille profughi da badare procurano occupazione, pagata con i nostri soldi s’intende, anche di persone svantaggiate, gente disoccupata e segnalata dai servizi sociali che è stata assunta in tutta fretta dalle coop per dare una mano, come pure di personale di ostelli che languivano e stava per essere licenziato; fino al piccolo negozio di alimentari di paese al quale gli ospiti si rivolgono sfruttando la paghetta giornaliera di 2,5 euro”. Il giornale dava i numeri di Padova: si calcola in circa 300 operatori quanti lavorano per assistere il migliaio di ospiti presenti nel territorio, senza contare i subappalti e almeno un centinaio di volontari della Caritas.
Per venire all’ambito locale lodigiano, in particolare a Brembio, dove un privato, Roberto Angeli, imprenditore edile, ha messo a disposizione un proprio complesso residenziale ultimato da poco, che rischiava di rimanere invenduto per chissà quanto tempo stante la crisi del mercato della casa, ricevendo in cambio quale affitto pro capite una parte della quota di 30 euro che la onlus appaltante riceve dalla prefettura, la necessità di arredare i 10 appartamenti che sono già in parte usati per l’emergenza di questi primi giorni di agosto ed accolgono, secondo dati aggiornati a oggi pomeriggio, 19 migranti, ha contribuito sicuramente a muovere il mercato dell’arredamento: Mondo Convenienza, Ikea, Ricci Casa, Mercatone Uno hanno avuto vantaggi da questa presenza, come molti dei residenti hanno potuto osservare nell’ultima settimana. Lo stesso dicasi per qualche negozio locale che ha visto qualche euro giornaliero in più in cassa.
Un richiedente asilo che arriva in pullman dal sud o in aereo all’aeroporto di Bresso e quindi portato a Lodi, dopo il fotosegnalamento in questura viene portato tramite la Croce Rossa nel centro di accoglienza cui è destinato, dove riceve subito cibo e un posto letto e viene fornito di vestiario adatto alla stagione, scarpe comprese. L’assistenza deve prevedere inoltre la possibilità di ricevere in caso di bisogno le adeguate cure da parte di personale medico e la presenza di uno psicologo e di un mediatore culturale. Le prescrizioni della prefettura per l’accoglienza prevedono anche un bonus di 15 euro per chiamate da cellulare e una connessione wi-fi gratuita. Due volte alla settimana, poi, deve essere garantito il servizio di lavanderia, e anche messe a disposizione delle lavatrici qualora gli ospiti intendessero lavarsi da soli indumenti intimi o a cui tenessero in maniera particolare. Devono essere forniti prodotti per l’igiene e pulizia personale, sapone, shampoo, dentifricio e prodotti per la pulizia dei servizi igienici usati. Ovviamente poi ai migranti ospiti devono essere garantiti i pasti: prima colazione, pranzo e cena. Ma non è finita qui. Chi gestisce l’accoglienza deve provvedere anche al trasporto quando i richiedenti asilo devono essere accompagnati negli uffici della prefettura per i colloqui circa la verifica dello status di rifugiato.
La macchina dell’accoglienza, dunque, non è qualcosa di banale, ma ha una sua complessità e regole che devono essere osservate in maniera precisa.
Brembio è un comune che ospita 337 stranieri di diverse nazionalità su una popolazione di 2690 abitanti (dato Istat d’inizio anno), una presenza ben integrata del 12,53% rispetto al totale dei residenti. I timori e la preoccupazione che ha suscitato in paese l’accoglienza presso il complesso residenziale di Via Monte Grappa, indotti certamente dalle notizie allarmanti che i media televisivi confezionano quotidianamente su singoli fatti di particolare clamore, sono anche in parte dovute ad una inadeguata gestione da parte degli attuali amministratori comunali che ne hanno fatto un caso politico minacciando le dimissioni dell’intero consiglio comunale, guardando forse il problema più in termini di consenso elettorale invece di valutare la portata di tale temporanea accoglienza in termini concreti di impatto reale sulla quotidianità e di possibile inserimento nella comunità; impatto che, dopo questi primi giorni, non appare presentare criticità tali da destare allarme.
Molto positivo invece l’approcciarsi al problema senza clamori da parte della parrocchia che ha attuato un rapporto di presenza attiva incontrando giornalmente gli immigrati, in particolare le famiglie ospitate nel complesso residenziale.