Villapiana (Calabria) 20 marzo 2016

Una ” Via Crucis ” carica di patos – diretta da Pino Nigro

La Via Crucis, momento finale e drammatico, prima della Resurrezione, della vita terrena di Gesù. È rappresentata, forse in ogni parrocchia, con quadri plastici formati da attori e interpreti sia professionisti sia dilettanti. Villapiana (CS) non fa eccezione. La sera del venerdì di Pasqua, si snoda per le vie cittadine, il lungo serpentone della processione con il Cristo morto portato a spalla dalle donne e la Madonna Addolorata dagli uomini. È un rito molto sentito nella nostra cittadina. Ai canti partecipano con appassionato trasporto sia uomini che donne e non mancano i ragazzi. Una particolarità della processione villapianese è che tra i canti, ce ne sono alcuni dialettali. Questi ultimi sono molto trascinanti, trasmettono grande carica emotiva, in alcuni passaggi accentuandola, che il momento già di per se comporta.
Questa per sommi capi la parte inerente quelli che sono i momenti di fede.
A ciò si aggiunge l’opera del regista, coreografo, attore e non solo, Pino Nigro che, nella settimana che precede la Settimana Santa, mette in scena la sua interpretazione di Via Crucis.
Sono ormai diversi anni che, il poliedrico regista villapianese, organizza questo evento molto articolato e con un cast formato da un numero cospicuo di personaggi.
Tutta la rappresentazione si snoda e sviluppa nel centro storico. Un luogo che si presta benissimo ad ambientazioni storiche e molto emozionanti. Case d pietra, stradine strette, sottopassi, palazzi nobiliari, e poi improvvisi spiazzi che offrono viste mozzafiato sulla riviera degli Achei, sul dirupo che si apre sul sottostante torrente Satanasso. Momenti che procurano sensazioni intime molto intense.
A questo scenario naturale si aggiunge la grande maestria di Pino Nigro nel gestire gli attori, la creazione delle scene e assegnazione delle parti, la grande conoscenza e padronanza dei luoghi e del territorio.
Questa conoscenza e l’esperienza acquisita negli anni passati, offrono sempre più momenti recitativi che creano grande patos e invitano al raccoglimento. Tantissime le ambientazioni con attori che, indossando riproduzioni di vestiti d’epoca, con un’immedesimazione nella parte, molto intensa, hanno attirato ancora di più l’attenzione aumentando l’intensità delle scene. Scene che sono state tantissime, dal Battesimo, ambientato nella fontana di Piazza Dante, all’arrivo di Salomè con Erode su una carrozza trainata da un bellissimo cavallo nero. Gesù che ridona la vista a un cieco, con una toccante interpretazione di quest’ultimo, ancora l’adultera e Gesù che invita a scagliare la prima pietra scrivendo sulla sabbia i peccati di chi stava per linciarla. Si passa a un momento tragico con la richiesta della testa del Battista da parte di Salomè. E poi l’ultima cena, il monte degli ulivi, il processo e la condanna, poi la flagellazione, in fine la crocifissione con i ladroni, il centurione con la lancia, il pianto della madre per il figlio morente e ancora il terremoto, interpretato anch’esso in modo molto realistico, in fine in un’ambientazione da pelle d’oca, la resurrezione. L’attore illuminato alle spalle, di fianco un rudere di muro dell’antico convento dell’Orto dei Monaci, ha provocato in tutti un momento di vera e intensa emozione. Eccellente anche l’interpretazione del Gesù che stagliandosi contro il cielo buio, offriva una visione quasi eterea.
Grande merito a Pino Nigro e tutto il suo direttivo. Hanno saputo guidare e dirigere una recita a cielo aperto in modo encomiabile, richiamando un enorme numero di persone. Gli ambienti erano ottimali ma, tante volte non era facile capire come raggiungerli forse perché non era stato previsto un percorso segnalato con cartelli o locandine. Ma ciò non inficia il grande risultato ottenuto anche quest’anno, versione 2016, dalla compagnia teatrale villapianese e dal suo direttore artistico.
Federico De Marco