I media locali riportano di numerose esplosioni rimbombate fino a edifici a grande distanza. Il test viene definito di routine dal Kennedy Space Center della Nasa, che non è coinvolta nelle operazioni, anche se si tratta sempre di una fase molto delicata nella gestione di tonnellate di carburante. Non risultano tuttavia feriti e, sempre secondo la Nasa, non vi sono pericoli per il personale della base e il pubblico in visita.
La compagnia privata del magnate sudafricano ha puntato con forza sulla strategia di recupero del primo dei due stadi, il più potente, dei lanciatori Falcon che riatterrano una volta esaurito il carburante. Il test odierno riguarderebbe appunto il primo riutilizzo di uno stadio già usato in un precedente lancio. Si tratta di uno stadio composto da nove motori Merlin a ossigeno liquido. Per sei volte Space X è riuscita far atterrare con successo il primo stadio, ma si sono anche registrati alcuni fallimenti soprattutto quando la base di atterraggio è stata allestita, per motivi di sicurezza, in mare. L’incidente più grave è costituito dalla esplosione che nel giugno dell’anno scorso ha distrutto un Falcon che avrebbe dovuto portare in orbita una navetta Dragon con i rifornimenti per la stazione spaziale internazionale.
Secondo Space X il riutilizzo del primo stadio comporta un risparmio del 30% delle spese per la messa in orbita di satelliti. La costruzione di un vettore Falcon 9 costa 60 milioni di dollari mentre per un “pieno” di carburante servono 300mila dollari.
Il vettore Falcon 9 è anche il fulcro del programma di Space X sia per il trasporto degli astronauti per la stazione spaziale sia per i programmi di turismo spaziale, obbiettivi certo più prossimi dell’obbietivo Marte che pure Musk ha messo nel mirino.
Fonte:www.ilmessaggero.it/