Se la guerra assolve le sue azioni belliche come necessarie non può, in ogni caso, incoraggiare azioni criminali nei confronti di una popolazione inerme.
La strage delle Pratarelle, avvenuta il 7 giugno del ’44, traduce il lato più oscuro della bestia umana. Nessun codice o legge militare può essere impugnata in difesa di quanto accaduto quel giorno. Ma nulla si cancella…se non per mano omertosa! In ogni storia esiste sempre una traccia, un indizio, una trama da seguire e se le vittime delle Pratarelle, oggi, hanno un volto e un nome lo hanno e lo devono avere, per sete di giustizia e non per vendetta, anche i loro carnefici. Scovarli non è un’impresa impossibile. Sì, è vero, sono trascorsi ormai troppi anni dal giorno della strage. E allora? Quasi sicuramente gli assassini che hanno compiuto questo crimine, perché trattasi di un crimine e non di un atto di guerra, saranno, anche loro, passati a miglior vita. Poco importa.
L’armistizio del ’43 fu per l’esercito tedesco un tradimento intollerabile e ben presto, per molti italiani, l’entusiasmo dell’8 settembre si tradusse in un inferno.
Tre furono i sopravvissuti alla strage delle Pratarelle; Angelo Rotondi che subì il taglio della mano a causa delle ferite riportate; Arturo Ziantoni, 4 anni; trattosi in salvo perché riuscì a rimanere nascosto sotto una catasta di cadaveri e Gino Ventura che riportò ferite multiple alla gamba, alla spalla e alla tempia. Se oggi, resta ancora viva la memoria dell’eccidio delle Pratarelle lo dobbiamo in gran parte alla testimonianza e al racconto dei sopravvissuti, in particolare a Gino Ventura.
Le vittime, per lo più nuclei famigliari, si erano rifugiate in località Pratarelle nell’attesa che Vicovaro fosse liberata dagli alleati. Alcuni avevano trovato rifugio in una caverna naturale e altri si erano accampati provvisoriamente in capanne fatte di frasche. I soldati tedeschi, divisi in piccole unità, una volta giunti in contrada Valana, senza ragione alcuna, uccisero a colpi di mitra le prime sei persone che incontrarono. Tra loro la piccola Elettra di 4 anni. In seguito, dando fuoco alle prime capanne per costringere la gente ad uscire allo scoperto, i tedeschi, esplosero altri colpi. Caddero a terra, senza vita, altre otto persone. Tra queste i fratelli Angela e Mario Ziantoni, di 8 e 3 anni. Con lancio di bombe a mano e sventagliate di mitra, il nemico, tolse la vita ad altre cinque persone che si trovavano poco più su. Gli occhi del piccolo Giovanni De Simone, di soli 3 anni e della piccola Armanda Maiorani di 10 si chiusero per sempre. Un’altra pattuglia di tedeschi che fiancheggiava le prime, in avanti, colpirono a morte Maria Ventura e catturarono il vecchio Giuseppe Carboni, fucilandolo poco dopo insieme ai Duvalli (padre e figlio) e al carabiniere Cubello, in servizio presso la stazione di Vicovaro. In quella circostanza, il Gino Ventura, preso anche lui per essere fucilato insieme ai tre ebbe la prontezza di gettarsi, alla prima raffica di mitra, nel burrone antistante. I tedeschi, da sopra, non smisero di sparargli finché riuscirono a colpirlo in più parti del corpo. Fingendosi morto, il Ventura, scampò anche ad un colpo di pistola tiratogli in testa. Fortunatamente la pallottola lo prese di striscio alla tempia sinistra.
Giorni prima, per punire l’ardire di due cittadini, che osarono ribellarsi alla razzia dei loro animali capeggiata da due soldati tedeschi armati di bastone e di pistola furono, in località San Vito Vallocchie (Villa Spada), passati alle armi Brigido Perozzi, Dante Giuseppe Proietti e Amerigo Pecchi.
Non possiamo poi dimenticare la morte dell’antifascista Riccardo Di Giuseppe arrestato nel novembre del 1943 e fucilato, dopo crudeli torture, a Forte Bravetta il 22 dicembre del 1943.
In ricordo della strage delle Pratarelle e di Villa Spada nasce, nel 1994 a Vicovaro, il “Comitato Permanente Pro-Martiri delle Pratarelle” voluto da alcuni cittadini e dai parenti delle vittime. Ricordiamo alcuni tra i sostenitori e attivisti: Franco Perozzi, Caterina Perozzi, Maddalena Carboni, Elena Duvalli, Elide Duvalli, Luca Maiorani e Annamaria Giardini. L’associazione promuove regolarmente eventi didattici orientati alla memoria storica della rete della resistenza e documenta azioni di lettura e di incontri.. Si batte per la libertà dei popoli, per il rispetto delle minoranze e ripudia la guerra. Dall’anno della sua fondazione cura e promuove la commemorazione dei martiri delle Pratarelle. Il 5, 6 e 7 giugno 2014, in occasione del 70° anniversario dalla strage, l’associazione si è resa nuovamente protagonista, con il Comune di Vicovaro e con la recente sezione ANPI (a titolo Riccardo Di Giuseppe e Franco Perozzi-Vicovaro), dell’evento. Anche quest’anno, il cerimoniale si è concluso con la tradizionale fiaccolata notturna sul luogo dell’eccidio. Due corone di fiori sono state depositate sulle lapidi di Villa Spada e Pratarelle. Forte l’emozione dei presenti.
Le vittime:
Giuseppe Carboni, 83 anni; Celeste Ceccarelli, 54 anni; Giuseppina Ciucci, 39 anni; Elsa Crialesi, 22 anni; Luigi Cubello, 20 anni; Emma De Simone, 46 anni; Riccardo Di Giuseppe, 44 anni; Armando Duvalli, 44 anni; Nando Duvalli, 16 anni; Rita Duvalli, 18 anni; Romana Febi, 16 anni; Elettra Giardini, 4 anni; Giacomo Giardini, 46 anni; Armando Maiorani, 10 anni; Francesco Maiorani, 57 anni; Giuseppe Maiorani, 87 anni; Fernando Orfei, 16 anni; Secondo Orfei, 23 anni; Oreste Ossiti, 14 anni; Amerigo Pecchi, 14 anni; Brigido Perozzi, 72 anni; Dante Proietti, 38 anni; Erminia Roberti, 44 anni; Atonia Rotondi, 51 anni; Giovanni Rotondi, 3 anni; Maria Ventura, 55 anni; Angela Ziantoni, 8 anni; Celeste Ziantoni, 17 anni; Mario Ziantoni, 3 anni; un nascituro ucciso nel seno materno di Ciucci Giuseppina.
Gli assassini:
“- – -“.
Le tracce:
Alla fine del ’43 la Sturmbrigade Reichfunrer SS era stanziata a Tivoli. Così anche la 334. Infanterie Division. Un reparto della Felpostamt 802 assicurava invece la parte amministrativa e postale. Due reparti, la Ersatzteil-Staffed 404 e la Instandsetzungs Kompanie garantivano i pezzi di ricambio, le riparazioni e la manutenzione. La Schlachterei-Kompanie si occupava della carne da macello. Un deposito di vettovagliamento e munizioni, Armee Verpflegungs, era ubicato a Castel Madama e in zona Cocciano (in prossimità del paese) si trovava la Funk Station; obiettivo più volte preso di mira dai partigiani. Arsoli ospitava invece l’ospedale militare (Feldlazarett). Anche qui ritroviamo un reparto della Feldpostamt ma questa volta con l’identificativo Feldpostmat 29. Il suo ruolo era quello di assicurare la parte amministrativa e postale della 29ª Panzergrenadier-Division. Ad Arsoli aveva sede anche la Feldgendarmerie (polizia militare) e in località Cerqua Pacchione, i tedeschi, avevano collocato un altro deposito di vettovagliamento e munizioni. A Subiaco ritroviamo nuovamente la 334. Infanterie Division. Sempre a Subiaco fu collocato l’ospedale militare della 29ª Panzergrenadier Falke Divison affidato alla Sanitäts Kompanie 2. C’era poi un deposito carburante e in località Cicchetti (Madonna della Pace) si era installata la compagnia fornai (Bäckerei-Kompanie). La Instandsetzungs-Kompanie garantiva invece riparazioni e manutenzione.
Nel ’44 l’Armeeoberkommando AOK 14 (comando superiore d’armata) attua nuove dislocazioni. A Tivoli viene inviata la Fallschirmpanzerdivision Herman Goering (divisione paracadutisti corazzati) mentre a Subiaco e ad Affile troviamo in aggiunta la 305ª divisione di fanteria. Ad Arsoli resta la Feldpostamm che si occupava dell’amministrazione e del servizio postale della 29ª Panzergrenadier Falke Division
Il 4 giugno del ’44 la 305ª divisione di fanteria germanica tenta di aprirsi un varco in direzione di Subiaco, Agosta, Vicovaro e Tivoli…
La Panzergrenadier-Division aveva il compito di rallentare ad est di Roma l’avanzata del corpo di spedizione francese.
Vicovaro fu liberata dagli alleati, poche ore dopo dall’eccidio delle Pratarelle. Le truppe alleate erano comandate dal sottotenente Louis Domissy (un francese).