Febbraio/Marzo 2009
SICURCENTER
S I C I L I A – C A L A B R I A – R O M A
LA TRUFFA A DANNO DEI RISPARMIATORI CONTINUA NELL’INDIFFERENZA
DEGLI ISTITUTI DI CREDITO E DELLE POSTE MENTRE
LA EX MEDITERRANEA OTTIENE LA LICENZA PER LA VIGILANZA
2/Ci risulta che nei primi cinque anni del duemila la società, che da poco sembra si sia accaparrata la vigilanza di tutte le agenzie dell’Istituto del Banco di Napoli/San Paolo della Sicilia e della Calabria, s’è guardata bene dall’effettuare bilanciamenti del metallo; non abbia verificato i bilanci definitivi ipotizzando conseguentemente le giacenze e, cosa molto più grave, sembra che la redazione dei bilanci definitivi siano falsi o se vi piace non rispondenti agli importi reali. Tale chiamiamola stravaganza, come abbiamo accennato nel precedente servizio, pare abbia causato un ammanco nel caveau della città del nulla di circa 300.000,00 euro o giù di li. Meraviglia non poco la superficialità con cui gli Istituti di credito e le Poste che abbiano traslato il denaro dei risparmiatori nel caveau di Reggio gestito dalla Sicurcenter, non abbiano avvertito la necessità morale e non abbiano effettuato il legittimo controllo e la dovuta verifica dei bilanci che a quanto pare presentino delle voragini. Se gli ispettori di tutte le Banche e delle Poste dovessero sinergicamente e collegialmente intervenire, come sarebbe loro preciso dovere a tutela dei risparmiatori, sarebbero trasferiti sotto un cono di chiara luce le eventuali truffe ed estorsioni che sarebbero state consumate dalle teste d cuoio della Sicurcenter.
Il capitano Uncino
Nella pirateria del mare, il Capitano Uncino ha fatto crescere nel terrore i ragazzi attratti dai filmati e dalle fantasie di alcuni scrittori che abbiano costruito mostri e eroi. Non è nostra intenzione dedicarci alle favole e pertanto vogliamo interessarci di un vero e astuto Capitano: MILAZZO! I gradi sulla giacca d’istituto sono stati battezzati dai direttori generali della SICURCENTER siciliana. Sono segnalati ammanchi e a circa tre mesi di distanza arriva sul luogo del delitto il Capitano che pur essendo a conoscenza della truffa rivolge la sua attività altamente investigativa alla ricerca del ladro al quale addossare la colpa delle gravissime inadempienze dell’apparato Sicurcenter.
Il Capitano UNCINO
Come abbiamo appena detto, sa degli ammanchi non solo del caveau della città del museo alla ‘ndrangheta, ma in altre agenzie affidate ai palermitani. In sostanza, la mancanza di metallo è notevolmente consistente in tutti i caveau gestiti dall’agenzia ed è segnalata dal personale di Reggio Calabria. Che nel 2005 accerta la sottrazione di monete. Il bravo Capitano invece di mettere alla prova la sua dura scorza cerebrale al fine d’inquadrare nella sua complessità i furti senza soluzione di continuità, non trova di meglio che incolpare il personale reo di aver scoperto la truffa a modulo continuo. Se il fenomeno è esteso in tutte o quasi le agenzie, come si mormora, il valente Capitano avrebbe dovuto incanalare le sue indagini nel trasporto dei valori durante i quali si sarebbero potuti configurare gli ammanchi. Il Capitano invece immagina un’organizzazione criminale finalizzata alla sottrazione di monete e allo sbilanciamento dei bilanci ramificata in tutte le agenzie. Se così fosse presumo che la proprietà dovrebbe chiedere scusa ai risparmiatori e ritirarsi in buon’ordine. A nostro sommesso parere la sottrazione delle monete sarebbe avvenuta durante il loro trasferimento dagli istituti bancari e dalle Poste ai caveau gestiti dalle molteplici società che fanno capo alla proprietà. Accade che il Capitano, per motivi che spettano all’Autorità Giudiziaria scoprire, si trasformi in inquisitore esclusivamente in danno del personale addetto al caveau di Reggio che, guarda caso, scopre l’ammanco delle monete. A questo punto la Tributaria della Guardia di Finanza su input della Procura distrettuale di Reggio Calabria dovrebbe verificare col massimo rigore se dal 2001 al 2005 i dati contabili e i registri contengano falsificazioni da inquadrare in un vasto disegno criminale del quale l’azienda probabilmente ne era a conoscenza ancorché la stessa per molti anni non abbia effettuato alcun controllo e pertanto la fumosa teoria del Capitano che colloca le truffe come verificatesi negli ultimi mesi non trova alcun riscontro nella realtà dei fatti da anni perpetuatasi. E’ da immaginare che l’azienda attraverso il suo Capitano sembra voglia addossare responsabilità di natura penale e civile proprio a quel personale reo di aver liberamente e doverosamente denunciato i consistenti ammanchi alla faccia dei risparmiatori. Non è da trascurare un particolare molto indicativo della negligenza dell’azienda allorquando fanno ingresso nel caveau di Reggio Calabria dirigenti e personale estraneo all’azienda stessa senza nemmeno verificare se le monete incamerate siano state mai conteggiate come da regolamento. Tant’è vero che il personale dirigente inviato a scoprire l’uovo di Colombo non avrebbe iniziato la verifica dall’anno 2000 così come nulla avrebbero potuto contestare circa la richiesta avanzata fin dal 2003 dal personale in servizio presso il caveau di Reggio Calabria in merito alla sostituzione del sistema di telecontrollo non più idoneo ad assicurare la protezione degli ambienti riservati alla lavorazione del denaro. Telecontrollo che l’azienda sostituisce con altro più efficace solo a seguito del bilanciamento eseguito dal personale della città del museo della ‘ndrangheta allo scopo d’evidenziare eventuali errori di trascrizione e quindi accollare la consistenza dell’ammanco al personale onesto. Allora ci sia consentito chiedere al manipolizzatore dei servizi di vigilanza se le monete dichiarate e trasferite nel caveau della città del nulla corrispondano a quelle indicate sui bollettini di presa in carico. Se il controllo non è mai stato mai eseguito sono evidenti le responsabilità della proprietà che peraltro farfuglia che le giacenze delle monete non comportino ritorni economici tanto per voler paradossalmente giustificare le omesse verifiche e l’inidoneità dei luoghi adibiti a deposito. Chiediamo umilmente ai signori BASILE s’è vero che il bilanciamento metallo debba essere fatto a ogni consegna inviata dai centri di smistamento o dalla filiale di Catanzaro che all’epoca era addetta alla vigilanza del traffico.
Le casse sono quattro
La prima cassa contiene 0.2 centesimi – La seconda cassa contiene 0.2 centesimi La terza cassa contiene 0.2 centesimi – La quarta cassa contiene 0.2 centesimi.
Sarebbe stato il personale di Reggio a segnalare reiteratamente alla proprietà che nelle casse in deposito si sarebbe riscontrato un congruo ammanco ovverosia le casse avrebbero contenuto valuta diversa da quella descritta esternamente sulle stesse. Finalmente nel mese di luglio del 2005, la proprietà invia a Reggio Calabria tale SICILIANO, una sorta di consulente esterno. Il quale nel giro di poche ore, vale a dire il tempo per la conta delle scatole esterne e chiuse senza verificarne il contenuto e senza recarsi nel caveau dove giace metallo esterno, segnala al Capitano che a suo parere ci sarebbe stato uno sbilanciamento superiore a quello già notificato dal NOP di Reggio Calabria dopo mesi di controlli. Ora ci sarebbe da stabilire se il detective esterno all’azienda avesse le stesse facoltà magiche di CASANOVA e in tal caso gli avrebbero consentito di prefigurare in poche ore lo sbilanciamento. A questo punto ci si chiede a cosa e a chi sarebbe servito l’ulteriore controllo affidato all’imitatore del mago CASANOVA quando sarebbero state ignorate finanche le somme rinvenute da un maresciallo su un armadio e senza aver provveduto ad alcuna valutazione in ordine alle relazioni redatte dal comando della filiale della città del nulla. Avv. BASILE, c’è un motivo serio che l’ha indotta ad escludere il NOP della città mediterranea dall’area protetta? Avvocato BASILE, la verifica eseguita dall’emulo del mago CASANOVA sarebbe servita per inquinare le prove delle truffe consolidate in tanti anni ai danni dell’azienda stessa? In parole povere, avvocato BASILE, quale vantaggio soprattutto d’immagine potrebbero ricavare le sue aziende, che si moltiplicano alla guisa dei pani e dei pesci nel miracolo di Gesù nostro Signore, attraverso la falsificazione e la manipolazione dei caveau a danno delle banche, delle Poste e quindi dei risparmiatori?
La società MEDITERRANEA
Espleta servizio di portierato. La società era composta da Maria VINCI moglie di INZITARI consigliere provinciale e sorella di PRINCI ammazzato in un agguato tipicamente mafioso, da MURATORI Gino e dalla di lui moglie. Il MURATORI è fratello di un ispettore della Polizia di Stato. La Prefettura interviene sulla MEDITERRANEA sfaldandola dopo l’attentato a PRINCI. Il MURATORI chiede alla Prefettura la licenza per la vigilanza e la ottiene. In quella zona ricadono il porto di tutte le mafie e parecchi centri commerciali, eccetera, eccetera. Mi chiedo: la Prefettura avrebbe potuto concedere la licenza al MURATORI che aveva fatto parte – consapevolmente e/o inconsapevolmente- di un’associazione per delinquere di stampo mafioso?
3/continua.