Roma (Lazio) 15 febbraio 2014

Visita alla Chiesa di Santa Maria dell’Anima 15/02/2014

Fu deciso di ricostruire la chiesa trecentesca in occasione del giubileo del 1500, ma la nuova fu consacrata solo nel 1542. La fondazione di Santa Maria dell’Anima, confraternita guidata dal prevosto Giovanni Burchard (lo stesso del palazzetto del Burcardo a Largo di Torre Argentina), voleva una chiesa nello stile dell’Europa settentrionale, con le navate laterali della stessa altezza di quella centrale. Dello spirito gotico è rimasta in effetti l’altezza dei pilastri che sostengono le quattro campate, la profondità delle 8 cappelle laterali, e anche il campanile (peraltro attribuito al Bramante). La facciata di Andrea Sansovino fu però edificata in stile prettamente rinascimentale italiano e fu completata da Giuliano da Sangallo, e la dedica fu preservata con l’esecuzione di un affresco nella cupola rappresentante la Vergine che salva le anime. L’istituzione, vera e propria chiesa nazionale dei tedeschi a Roma (che in origine erano costituiti dalle tre comunità tedesca, olandese e fiamminga), si legò sempre più strettamente agli Asburgo d’Austria, la cui aquila bicipite ricorre frequente nel programma figurativo. Le sue entrate erano costituite da elemosine, lasciti testamentari e rendite di proprietà immobiliari nella zona, che costituivano un ingente patrimonio, e venivano affittate preferibilmente a tedeschi. Durante l’occupazione napoleonica Santa Maria dell’Anima fu saccheggiata e la sacrestia utilizzata come stalla. Nel 1859 venne istituito il seminario a fianco alla chiesa, e la fondazione è ancora oggi istituzione pontificia. Tra le opere conservate vi sono: Sacra famiglia e committenti (1521-22), pala d’altare di Giulio Romano, raffigurante i committenti i fratelli Fugger, Marco e Giacomo, i grandi banchieri di Carlo V. Monumento funebre di papa Adriano VI (ultimo papa non italiano prima di Giovanni Paolo II[2]), con contributo di Baldassarre Peruzzi, commissionato dal cardinale Willem van Enkevoirt per l’ultimo papa tedesco (nato a Utrecht) prima del terzo millennio.
Deposizione (1550), di Francesco Salviati, nella cosiddetta “Cappella del margravio”, voluta dal cardinale Alberto di Brandeburgo (1490-1545) arcivescovo di Magonza e grande avversario di Lutero. Interessante l’ornamentazione a grottesche della pareti laterali, sul modello degli affreschi romani della Domus Aurea allora di gran moda. Miracoli di san Bennone e Martirio di san Lamberto (1618), di Carlo Saraceni. Una copia della Pietà di Michelangelo realizzata dal Lorenzetto, cognato di Giulio Romano. Perdute sono la Natività di Cristo e la Circoncisione del veronese Marcantonio Bassetti (che fu attivo a Roma al fianco di Carlo Saraceni). Dal fondo si accede ad un piccolo, delizioso cortile con reperti antichi.