Quando entro in classe il primo giorno di scuola spiego sempre ai ragazzi che cercherò di fare lezione facendoli divertire. Non amo vedere i musi lunghi al suono della campanella e pensare che i miei allievi al mattino si alzano sbuffando.
In questi giorni la Fondazione Giovanni Agnelli ha presentato il Rapporto sulla scuola 2011 che quest’anno è centrato sulla crisi della scuola media. Una fotografia oggettiva e preoccupante dell’istruzione. Un dato sul quale riflettere è che la scuola italiana non piace ai ragazzi. Pur non differenziandosi in modo rilevante dai loro coetanei europei, i preadolescenti italiani dichiarano di amare meno la scuola. A 11 anni il gradimento dichiarato è già più basso di quello dei ragazzi tedeschi, inglesi o francesi. A 13 anni, si rileva un calo di entusiasmo generalizzato in tutti i paesi, ma in Italia questo sembra essere più pronunciato e coinvolgere in modo analogo ragazzi e ragazze.
Ma non basta lanciare il campanello d’allarme sulla scuola media. Bisogna andare a vedere le cause. Bisogna “indagare” come stanno i bambini in quinta elementare. Anzi in quarta, terza, seconda elementare. Alla scuola materna. Ai bambini non piace venire a scuola. Spesso gli insegnanti fanno passare un solo messaggio: studiare è solo sacrificio, solo impegno. Eppure dovrebbe essere anche piacere. Gli insegnanti dovrebbero passare l’idea del gusto del sapere. Ma cosa non attrae i nostri ragazzini?
All’inizio dell’anno in una classe quarta ho chiesto: cosa non vi piace della scuola? Tutti o quasi mi hanno risposto: “La mia classe”. Lo storico maestro Mario Lodi, autore del famoso “Cipi”, mi ricordava che “La scuola dev’essere la seconda casa del bambino. Noi dobbiamo sentire l’aula come la nostra seconda casa, dobbiamo volerle bene e quindi difenderla da chi la vuole distruggere. Così noi diventiamo patrioti della democrazia” .
Oggi la scuola non è la seconda