Stop ai corsi di italiano e alla formazione professionale. Non solo: via gli psicologi, ridotta al minimo la presenza di assistenti sociali, operatori culturali, medici e infermieri. Sono le conseguenze del capitolato sui costi dei centri di accoglienza elaborato dal Viminale: “Così gli ospiti saranno costretti a non fare nulla in attesa della valutazione della domanda d’asilo e ad andarsene in giro più di quanto non accada oggi”, spiega Simone Andreotti, presidente della cooperativa “In Migrazione”
Ogni ospite vedrà il medico per massimo 4 ore l’anno. L’infermiere, invece, non lo vedrà proprio più perché i centri medi e piccoli non saranno più tenuti ad averne uno. Con tutti i rischi sanitari del caso. Addio anche agli psicologi, mentre la presenza di assistenti sociali e mediatori culturali verrà ridotta almeno di due terzi. Risultato: stop all’integrazione e timori per la sicurezza. Sono alcune delle conseguenze del taglio del costo dell’accoglienza dei migranti deciso dal Viminale.
La misura che il vicepremier Matteo Salvini ha elevato a bandiera del Carroccio e della sua gestione del ministero dell’Interno è arrivata: da una media di 35 euro a persona, il costo giornaliero di un migrante scende 19 euro per i centri più grandi e a 26 per le strutture più piccole. Cosa cambia in termini pratici? Una prima conseguenza l’ha illustrata Gerarda Pantalone: saltano, ha spiegato il direttore del Dipartimento immigrazione del Viminale, “i servizi di integrazione e inserimento nel tessuto territoriale, perché questi vengono riservati ai titolari di protezione internazionale”. Quali conseguenze avranno questi tagli?