Lucca (Toscana) 01 maggio 2019

PIETRUCCIO MONTALBETTI, LEADER DEI DIK DIK, SI RACCONTA.. di Antonella Pederiva

Pietruccio Montalbetti, leader del mitico gruppo dei Dik Dik, si racconta prima del concerto live di Anchiano, in provincia di Lucca. Un’intervista che ci fa conoscere l’uomo Pietruccio, capace di toccare in pochissimi minuti, con grande lucidità e leggerezza, temi filosofici importanti, passando dalla cultura dei Dogon di Malì, paese africano situato alla frontiera del Sahara, a Dostoevskij. Grande passione ed amore per la vita. Sicuramente un visionario, un sognatore. Uno che dai suoi viaggi, non solo musicali, ha portato con sé un bagaglio di grande saggezza.
“Sono 52 anni che faccio il musicista” racconta “ma il mio sogno era quello di fare l’esploratore. Dopo i primi successi ho annunciato ai miei compagni che sarei stato via un paio di mesi. Ho preso con me un sacco e sono partito. Negli anni ho visitato il Messico, il Guatemala, il Perù, l’Ecuador, il Venezuela, la Bolivia, Capo Horn. A 70 anni ho scalato l’Aconcagua. Due anni prima, con un Masai, avevo scalato il Kilimangiaro. Ho risalito il Niger fino ad incontrare i Dogon, un popolo che conosceva Sirio Bis prima del telescopio Hubble. Sono stato in India, in Nepal, in Tibet. Per capire un popolo ci devi mangiare insieme ed io non ho problemi, mangio per vivere non vivo per mangiare. La saggezza indiana ci dice che non bisogna aver paura di invecchiare perche diventare vecchi è una prerogativa di pochi. Dostoevskij ci ricorda che non è importante vivere ma conoscere il significato della propria vita. A 78 anni dico ai giovani: per essere rock non serve sballarsi. Io non ho mai fumato, sono cintura nera di Karate, ho fatto judo ma odio la violenza. Il segreto per invecchiare bene è mantenere mente e corpo elastici, avere sogni, progetti. La vecchiaia è ineluttabile ma senza sogni muori prima di morire.