Questa settimana l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua (leggi “propaganda”) ha introdotto nei suoi telegiornali alcuni conduttori particolari: dei robot. Neanche quel genio di Orwell era arrivato a tanto. I cinesi accendendo le loro tv si sono trovati davanti i cloni virtuali di un paio di noti anchorman nazionali. Uno di questi conduttori presentandosi ha elencato i suoi pregi: “Non solo posso accompagnarvi 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno. Posso essere copiato all’infinito ed essere presente in vari luoghi per portarvi le notizie” ha detto. Ciò che però non è stato detto è che un giornalista del genere ha un altro pregio dal punto di vista del governo, il motivo per cui probabilmente è stato creato: essendo virtuale non pensa. Dunque è un giornalista privo di opinioni proprie, che non si ribella e non dà fastidio al partito. L’unica intelligenza che ha è quella artificiale, grazie alla quale ha assunto le sembianze e le espressioni facciali dei due giornalisti da cui è clonato.
Robot al posto dei giornalisti. È questa la soluzione per una stampa imparziale?
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