Rende (Calabria) 30 gennaio 2019

Sistema Rende, “nessuna interferenza criminale”

Sistema Rende, il processo sui presunti intrecci tra politici ed esponenti del clan Lanzino – Ruà, torna in aula. In seduta collegiale, presieduta dal giudice Carpino presso il Tribunale di Cosenza, si è svolto il controesame del maresciallo dell’Arma che si occupò di redigere le attività investigative dell’inchiesta che ha portato tra i banchi degli imputati Sandro Principe, ex sindaco di Rende e già sottosegretario al lavoro, difeso dall’avvocato Franco Sammarco prosciolto per il reato di corruzione elettorale, e rinviato a giudizio per i reati di corruzione in atti amministrativi e concorso esterno in associazione mafiosa. Umberto Bernaudo, ex sindaco di Rende difeso dall’avvocato Calabrò e Pietro Ruffolo, ex assessore, difeso dagli avvocati Caruso e Tenuta rinviati a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione elettorale e prosciolti per la corruzione in atti amministrativi. Giuseppe Gagliardi, ex consigliere comunale e assessore, difeso dall’avvocato Amantea prosciolto per la corruzione in atti amministrativi e rinviato a giudizio per la corruzione elettorale. Su di lui non gravava il concorso esterno in associazione mafiosa. Per gli inquirenti Principe, Bernaudo e Ruffolo si sarebbero accordati con gli esponenti della cosca che avrebbero poi beneficiato con «condotte amministrative di favore». Inoltre, i tre politici avrebbero agevolato la cosca in cambio di “procacciamento di voti” per le elezioni comunali, provinciali e regionali, rispettivamente le prime due del 2009 e la terza del 2010.