Per Giuseppe Marino titolare con i fratelli di un’azienda agricola nel comune di Capaccio, si fa la conta dei danni. Il fiume Sele esondato sabato scorso, ha distrutto il lavoro di un anno. Serre allagate e centinaia di migliaia di euro andati in fumo.
Tra Capaccio e Paestum è il giorno della rabbia. In quattro anni, il fiume è esondato tre volte. Tra le frazioni di Gromola, Ponte Barizzo, Stregara e Brecciale, sembra di essere tornati indietro nel tempo. Non tanto lontano. Era il 2014 quando il fiume straripò sommergendo case e campagne. Immagini che si ripresentano nuovamente con tutto il suo strascico di disperazione e sconforto. Metà della produzione agricola di quest’anno sarà da gettare dicono i coltivatori ma provvedimenti per il fiume neanche questa volta saranno presi.
Tra le terre dell’antica Paestum, la Campania felix, come la chiamavano i Greci, non c’è tempo per piangere, racconta Donato Alberto Morena, agricoltore, “bisogna tornare a lavorare ma chiedendo anche aiuto alle istituzioni”. Per domani in prefettura a Salerno è previsto un incontro così da definire una strategia comune per evitare che l’esondazione del fiume diventi un appuntamento annuale. Ma intanto si guarda il cielo e le sue nuvole gonfie d’acqua. Nelle prossime ore è previsto un ulteriore peggioramento del tempo. E il dio Nettuno ad ogni tempesta nella pina del Sele non ha mai fatto sconti a nessuno.
Capaccio: il giorno dopo la furia delle acque del fiume Sele
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