Comiso (Sicilia) 26 maggio 2015

Comiso, dieci anni dopo la Monserrato ritorna agli studenti

Conclusi i lavori di messa in sicurezza avviati dalla Protezione Civile regionale. Seicentoottantantovemila euro investiti per i lavori di messa in sicurezza ed adeguamento sismico, di cui l’undici per cento a carico del Comune di Comiso e il resto attinti dai fondi statali messi a disposizione con l’ordinanza 3921 del 2011, gestiti in Sicilia dal Dipartimento Regionale della Protezione Civile. Questo è il bilancio dell’intervento di adeguamento sismico dell’edificio che ospita la scuola primaria Monserrato di Comiso. Scuola che ieri mattina, dopo una festosa cerimonia d’inaugurazione, presente il sindaco Filippo Spataro, è tornata in piena sicurezza ai suoi leggittimi abitanti: i circa settanta bambini che formano le tre sezioni dell’istituto che, sino a ieri mattina, erano ospiti di un’altra struttura pubblica.
Particolare soddisfazione è stata espressa dal Capo Servizio di Ragusa del Dipartimento Regionale della Protezione Civile, il dottor Nello Lo Monaco, che ha evidenziato l’importanza della riconsegna di una scuola quale esempio di corretto impiego dei fondi messi a disposizione per questo genere d’interventi, e di capacità da parte del Comune di attingere ai fondi resi disponibili per incrementare la sicurezza di un territorio ad elevato rischio.
“Il recupero della scuola di Comiso è stato possibile poiché si è innescata una sinergia tra enti che ha consentito l’attivazione dei benefici previsti da una delle varie ordinanze statali in materia di messa in sicurezza e adeguamento sismico degli edifici pubblici -afferma l’ing. Biagio Lia, del Servizio di Ragusa della Protezione Civile- Infatti a partire dal 2003, con l’ordinanza 3274, è partita una campagna di censimento, attraverso la compilazione di apposite schede tecniche, al fine di dare priorità agli edifici più bisognosi di interventi. Analizzando il numero di domande presentate per questo genere d’interventi, sia dai privati che dagli enti locali, si evince però che manca una consapevolezza dello stato di rischio in cui ci troviamo”.