Rosarno (Calabria) 21 febbraio 2015

Diritti e legalità, parole sconosciute a Rosarno

Tra la tendopoli di San Ferdinando ed un’ex fabbrica nell’area industriale del comune calabrese. Cinque anni sono oramai passati dagli incidenti nella piana di Gioia Tauro e tutto sembra essersi fermato al primo insediamento migrante tra gli alberi di arance e mandarini. Anche per la raccolta del 2015, senegalesi, malesi, nigeriani e ghanesi, hanno gremito le campagne che circondano Rosarno. Alla ricerca di lavoro. Ma come per gli altri anni non tutti hanno avuto la fortuna di potersi guadagnare dei soldi per vivere. La crisi del mercato ha colpito molti agricoltori. Il prezzo degli agrumi è continuato a calare e di conseguenza le paghe sono diventate esigue. Venti euro per una giornata nei campi. Ai pochi soldi che ricevono, e spesso con molte settimane di ritardo, la piaga del caporalato, mai realmente contrastato dalle istituzioni, che toglie ad ognuno di loro 5 euro.
La solidarietà, invece, è l’unica opportunità tra tante difficoltà, che dà un minimo di dignità alle persone. Sempre più dimenticate e lasciate vivere senza acqua e luce, vedi l’ex fabbrica diventata un nuovo rifugio per migranti. “Esseri umani come tutti noi”, osservano i volontari che dal mattino alla sera, si prodigano per cercare di dare assistenza. Una goccia nel mare, ma che vuol dire tanto, tra il nulla. Non solo coperte e cibo, ma anche aiuto nel compilare documenti per i permessi di soggiorno, un medico a disposizione per visitarli e la generosità di qualcuno che insegni loro a parlare la lingua italiana. Impegno che non viene ricambiato dalla politica. Vicino Rosarno è in attesa di essere completato un campo di accoglienza. I moduli abitativi sono pronti, ma dall’amministrazione non una parola sulla sospensione dei lavori. Ed intanto il centro completamente abbandonato, rischia di finire tra le opere incompiute. Ma il campo, ci raccontano, non sarà mai ultimato, per timore di proteste da parte dei cittadini, che si oppongono alla consegna dei fabbricati ai migranti