Barano D'ischia (Campania) 19 giugno 2016

E’ IN VENDITA IN TUTTE LE LIBRERIE ITALIANE “IODIPIÙ”

LA PERIFERIA DI NAPOLI OLTRE GOMORRA, E’ IN VENDITA IN TUTTE LE LIBRERIE ITALIANE “IODIPIÙ”, IL PRIMO ROMANZO DI ROMOLO BIANCO
di Gennaro Savio

“Romolo Bianco, figlio dell’hinterland napoletano, muove i suoi personaggi con una delicatezza che sembra farli uscire dalla pagina, eppure essi stessi forse sono già sepolti sotto la cenere e i lapilli dei Vesuvi della vita. Ragazze, sogni, promesse, noie, vite liquide e liquidate dalla vita stessa, caldo su caldo e sogni di vacanze naufragate nella spazzatura dell’esistenza”. Con queste parole Peppe Lanzetta, nella sua personalissima prefazione, presenta “iodipiù” il primo romanzo scritto da Romolo Bianco, l’apprezzato attore teatrale, che in questo libro ha voluto descrivere quella periferia di Napoli, che tanto per intenderci, va oltre la fiction televisiva “Gomorra”. “In realtà io scrivo da sempre – ci ha dichiarato Romolo Bianco a cui abbiamo chiesto com’è nata in lui l’idea di scrivere -, i miei spettacoli restano comunque legati ai miei testi. Quindi per me scrivere è la prima cosa. Io in realtà nasco proprio come un artista che scrive. Che scrive per il teatro, scrive per lo spettacolo. Poi è nata l’idea di mettere su carta quella che è la mia periferia, di qui il titolo del libro “Io di più”. E l’io non è inteso come Romolo Bianco, ma riguarda i personaggi della mia periferia. Si tratta di immagini molto malinconiche e molto tristi che hanno e vivono i loro drammi del quotidiano. Ecco, io ho voluto descrivere un mondo che non è soltanto quello ben spettacolarizzato del male, che si vede così bene in TV. Infatti esiste anche uno spaccato diverso, di una periferia che vive drammi quotidiani minori, ma altrettanto duri. Come avviene nelle zone come Casoria, Casavatore, Arzano. Si tratta di uno spaccato umano che magari col crimine non ha niente a che vedere e che può essere lo stesso che si trova ad esempio nelle periferie di Milano, di Roma e di Parigi. Io penso che oggi si corra un grande rischio intellettuale: quello di voler far vedere esclusivamente una periferia nera che ha, ovviamente, il suo fascino, il fascino del male, ma a me questo fascino non interessa molto. Io sono colpito dalla periferia grigia, cioè quella dei miei “Don Mario”, che è un personaggio del libro, della mia “Berta”, il suo trans all’”amatriciana”. Io ad esempio quando penso a Casoria, penso alla fabbrica abbandonata della Multifibre, penso al fado portoghese, penso a questa musica di sottofondo triste che accompagna le vite tristi e malinconiche della mia periferia, un mondo minore. Un mondo che oggi, purtroppo, trova troppo poco spazio in giro perché non è interessante, perché non ha il pretesto della cronaca nera”.