Parma (Emilia-Romagna) 17 luglio 2014

IL TRENO VA A MOSCA, PRESENTAZIONE PARMA, ARENA EDISON (3)

WWW.STADIOTARDINI.IT – AL CINEMA EDISON DI PARMA LA PROIEZIONE DEL FILM DOCUMENTARIO “IL TRENO VA A MOSCA” E L’INCONTRO CON IL REGISTA MICHELE MANZOLINI, INTERVISTATO DAL CRITICO CINEMATOGRAFICO MICHELE ZANLARI
All’Arena Edison è andata in scena la ricostruzione del sogno comunista nei filmini di un barbiere romagnolo, montati dai registi Federico Ferrone e Michele Manzolini

La fine di un mondo attraverso lo sguardo e i filmati 8mm del barbiere comunista Sauro Ravaglia. E’ quanto racconta il film documentario «Il treno va a Mosca» (Gran Bretagna/Italia 2013, documentario, 70 minuti), che è stato presentato il 17 luglio alle 21.30 da uno dei registi, Michele Manzolini, all’Arena estiva del Cinema Edison d’essai. L’appuntamento è realizzato in collaborazione con Fice Emilia Romagna, organizzatrice in collaborazione con la Rete degli spettatori della rassegna cinematografica «Accadde domani» di cui il film fa parte.
E’ il 1957 ad Alfonsine, uno dei tanti paesini della Romagna “rossa” distrutti dalla guerra. Sauro Ravaglia e i suoi amici sognano un mondo di pace, fratellanza, uguaglianza: sognano l’Unione Sovietica. Arriva l’occasione di una vita: visitare Mosca durante il Festival mondiale della gioventù socialista. Sauro e compagni si armano di cinepresa per filmare il grande viaggio. Ma cosa succede quando si parte per filmare l’utopia e ci si trova di fronte la realtà?
«Abbiamo scelto due assi portanti: i filmati 8mm inediti che Sauro e i suoi compagni Enzo Pasi e Luigi Pattuelli hanno girato a partire dagli anni ’50 (conservati presso Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia) e il racconto dello stesso protagonista oggi», spiegano gli autori, assieme a cui va citata Sara Fgaier per il fondamentale lavoro al montaggio. «I film amatoriali sono uno sguardo unico su un’epoca, un occhio soggettivo che vale più di qualsiasi ripensamento o smentita successiva. Il film è il risultato di un lavoro di montaggio e rielaborazione, visiva e sonora, di oltre tre anni. Abbiamo cercato di rispettare lo sguardo originario costruendo però una narrazione più fluida e stratificata, trasfigurando a volte gli 8mm laddove la narrazione lo richiedeva e recuperando registrazioni e documenti sonori dell’epoca. L’idea era quella di raccontare la nascita e la morte del grande sogno comunista in Italia affidandosi molto di più allo sguardo di un tempo che alle parole di oggi. La traiettoria di Sauro è una parabola eccezionale della militanza, dall’utopia alla sua fine, oltre che un racconto di formazione. Eccezionale soprattutto perché la disillusione, per lui, non è stata un motivo di ritrattare gli ideali con cui è cresciuto bensì un momento di passaggio e di maturazione, trasformatosi poi in uno stimolo a continuare a viaggiare, cosa che ha fatto per tutta la vita». Informazioni 0521 964803, www.solaresdellearti.it.