di Pippo Lombardo
Nel giorno del Corpus Domini il Vascelluzzo lascia la chiesa dei Marinai, dove resta ed è custodito tutto l’anno, per avviarsi in piazza Duomo. Dopo la Santa Messa entra in Cattedrale e li viene sistemata la reliquia del Capello della Madonna sul fercolo che sarà portato in processione nel tardo pomeriggio. La sera prima di rientrare alla chiesa dei Marinai viene tolta la reliquia e subito dopo il Vascelluzzo viene riportato nella sua Chiesa.
La storia
Nel giorno della festività del Corpus Domini è tradizione che a Messina, nelle ore pomeridiane, venga portato in processione il “Vascelluzzo”, opera di argentieri messinesi del XVI secolo.
Si inizia al mattino con la preparazione del fercolo e la celebrazione della Santa Messa nella chiesa dei Marinai. Subito dopo il Vascelluzzo viene portato in processione al Duomo e nelle ore serali in processione per le vie della città.
Voluto dai devoti in ringraziamento alla Madonna della Lettera per aver fatto giungere in porto navi cariche di grano durante la tremenda carestia del 1301, quando Messina era assediata dall’esercito di Roberto d’Angiò, e del sec. XVI, venne fatto realizzare dalla Confraternita di S. Maria di Porto Salvo dei Marinai che diede l’incarico ad un ignoto cesellatore (sicuramente un messinese, considerato che nel XVI secolo l’arte dell’argenteria toccava vertici di assoluta perfezione ed era fiorentissima nella città). Già nel gennaio del 1576, la baretta col vascello d’argento era completata.
Il 7 febbraio, poi, i confrati avanzavano richiesta agli amministratori cittadini per poter collocare sul “Vascelluzzo” la “pigna” in cristallo di rocca con la reliquia dei capelli della Madonna, richiesta che venne poi accolta.
Il “Vascelluzzo”, in sostanza, è la sintesi emozionale, in forma di ex-voto d’argento, di tutti i tremendi periodi di carestia che Messina attraversò durante la sua tormentata storia. Oltre quello più antico del 1301, altri tristi avvenimenti si verificarono nelle carestie del sec.
XVI, nel 1603, nel 1636 e nel Sabato Santo del 1653: anche in questi casi, l’intervento della Madonna della Lettera fece sì che giungessero in porto navi cariche di frumento.
Sulle quattro facce del basamento che sostiene il “Vascelluzzo” vi sono altrettanti medaglioni con le raffigurazioni, a sbalzo, della “Madonna della Lettera”; di “Sant’Alberto” con la Bibbia ed il giglio; di “San Placido con i suoi fratelli Martiri” e della “Madonna di Porto Salvo” con sullo sfondo la città di Messina e la Palazzata.
Al centro di ogni lato si trovano, in altorilievo, quattro testine argentee con busto raffiguranti i marinai che, secondo la tradizione, fecero realizzare la varetta.
Ai quattro angoli sono fissati altrettanti angeli a braccia protese che, oltre a spighe di grano, sorreggevano vari oggetti andati perduti nel tempo.
Durante l’anno il “Vascelluzzo” è custodito all’interno della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo dei Marinai, e, prima della processione, viene addobbato con spighe di grano, fiori e bandierine. In Cattedrale viene sistemato, sotto una splendida e cesellata corona regale sorretta da angioletti, un cilindro di vetro contenente i “Sacri Capelli” della Madonna.
Conclusa la processione e consegnata la reliquia, il “Vascelluzzo” è riportato alla chiesa dei Marinai e le spighe di grano vengono distribuite ai fedeli, che le custodiscono in casa in segno di augurale.