Prescrizioni, baby gang e camorra, calo delle intercettazioni. Sono alcuni dei dati contenuti nella relazione del Presidente della Corte di Appello di Napoli De Carolis.
Prima di iniziare, un minuto di silenzio in memoria del fondatore dell’Istituto per gli studi filosofici, Gerardo Marotta.
LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE
CORTE D’APPELLO DI NAPOLI
Il presidente
INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO 2017
PREMESSA E SALUTI
Innanzi tutto saluto e ringrazio per la loro presenza tutti gli illustri e graditi ospiti: in particolare S.E. il Cardinale Sepe, i rappresentanti del CSM e del Ministro della Giustizia, le Autorità civili e militari, le Forze dell’Ordine, la Stampa, gli Avvocati, i colleghi e il personale amministrativo.
Anche quest’anno celebriamo questa cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in questa splendida cornice di Castel Capuano, luogo carico di memorie e simbolo della giustizia a Napoli, che, anche grazie anche agli sforzi della Fondazione Castel Capuano, attualmente presieduta con passione dal mio predecessore Antonio Buonajuto, è sempre al centro di iniziative che riguardano la giustizia e non solo.
Inoltre la Scuola Superiore della Magistratura ha ulteriormente incrementato per quest’anno l’utilizzo di Castel Capuano come sede per lo svolgimento di corsi di formazione, dedicati in particolare all’informatica giudiziaria, al processo telematico ed alla formazione linguistico/giuridica, forte anche del grande apprezzamento riscosso da tale sede da parte dei colleghi che hanno partecipato ai corsi qui tenuti lo scorso anno. Di questo ringrazio il collega Nicola Russo, componente napoletano del Comitato Direttivo della Scuola, che ha operato questa felice scelta, nel solco già tracciato dai componenti napoletani del precedente Direttivo, Ernesto Aghina e Raffaele Sabato.
L’ANDAMENTO DELLA GIUSTIZA E GLI INDICI DELLA CRIMINALITÀ NEL DISTRETTO
Come di consueto mi limiterò in questa sede a tracciare un quadro generale dell’andamento della giustizia nell’intero Distretto nell’anno trascorso partendo dai dati raccolti dall’ufficio statistico della Corte, che potranno essere poi esaminati in dettaglio nelle tabelle allegate alla presente relazione e nelle sintesi delle relazioni redatte per ciascun ufficio del Distretto dai rispettivi Presidenti.
Dal confronto con le altre Corti di Appello d’Italia risulta che anche quest’anno la Corte di Appello di Napoli con riguardo al numero di procedimenti definiti nello scorso anno giudiziario è al primo posto per i procedimenti penali (13.376, di cui ben 102 processi di assise a fronte dei 65 di Roma) e al secondo posto dietro Roma per i procedimenti civili (17.408, di cui ben 9.664 della Sezione Lavoro, che anche quest’anno ha dimostrato una rilevante produttività, superiore alla già notevole performance dell’anno scorso, riducendo la pendenza di oltre il 13%).
Per quanto riguarda invece la situazione complessiva del distretto va evidenziata per il settore civile una riduzione delle pendenze sia per la Corte di Appello, che è passata nell’ultimo anno da 57.568 a 53.215 processi pendenti, pari al 7,6% in meno, sia per il complesso dei Tribunali del Distretto, passati da 232.285 a 220.079 processi pendenti, pari al 5,25% in meno. Tutti i Tribunali del Distretto registrano del resto un trend positivo in questo senso, fatta eccezione per il Tribunale di Napoli Nord, che, pur avendo definito ben 16.243 procedimenti, a causa di una sopravvenienza di 22.154 nuovi processi, ha aumentato la pendenza ed anche in modo notevole, passando da 13.945 a 19.856 processi pendenti.
Anche nel settore penale la pendenza è generalmente diminuita sia per la Corte di Appello, dove si è passati da 44.220 a 42.700 processi pendenti ordinari, pari al 3,4% in meno, sia per il Tribunale per i Minorenni, sia per il complesso dei Tribunali del Distretto passati da 143.426 a 127.138 procedimenti pendenti, pari al 13% in meno, anche se si registra un significativo aumento della pendenza dei processi pendenti dinanzi alle Corti di assise, sia in Appello che in primo grado, e dei procedimenti collegiali pendenti in primo grado, che normalmente presentano un maggior grado di complessità. Anche nel settore penale appare in controtendenza il Tribunale di Napoli Nord, che risulta aver aumentato notevolmente la pendenza a causa di un corrispondente rilevante aumento delle sopravvenienze.
Risulta ulteriormente aumentata la pendenza dei procedimenti anche nel Tribunale di Sorveglianza di Napoli e nell’Ufficio di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, mentre risulta sostanzialmente stabile nell’Ufficio di Sorveglianza di Napoli e notevolmente ridotta in quello di Avellino.
Sono invece diminuiti in modo significativo i procedimenti iscritti presso le Procure della Repubblica del Distretto nei confronti di noti, sia per reati ordinari (-12,9%) che per reati di competenza della DDA (-12,5%) nonchè per quelli di competenza della Procura presso il Tribunale dei Minorenni (-5,3%).
Per quanto riguarda invece l’andamento dei reati commessi nel territorio di Napoli e Provincia, dai dati interforze forniti dalla Questura di Napoli deve purtroppo registrarsi un aumento complessivo dei delitti, passati da 134.605 dello scorso anno a 136.393.
In particolare risultano aumentati in modo significativo gli omicidi volontari consumati, passati da 44 a 77, di cui 38 legati alla criminalità organizzata, gli omicidi tentati, passati da 83 a 103, e le rapine, passate da 6.056 a 6.342, in particolare quelle consumate nella pubblica via.
Risultano invece diminuite le violenze sessuali, passate da 170 a 149 e le usure, passate da 40 a 25.
Resta alta anche la sfida della criminalità organizzata anche se l’opera di contrasto da parte della magistratura requirente e delle Forze dell’Ordine, alle quali vanno come sempre il nostro più sentito ringraziamento e la nostra gratitudine, è stata particolarmente efficace.
Basti dire che dalla sola Procura della Repubblica di Napoli sono stati eseguiti sequestri di beni per un valore complessivo di euro 1.064.000.000 e si è proceduto al sequestro di Kg. 1.657,5 di sostanze stupefacenti. Sono state inoltre emesse complessivamente 146 ordinanze applicative di misure cautelari personali nei confronti di 1.418 indagati, e si è proceduto alla cattura di 52 latitanti, molti dei quali esponenti apicali di organizzazioni camorriste.
Tuttavia, paradossalmente anche a causa dell’efficace opera di contrasto effettuata dalle Procure e dalle Forze dell’Ordine del Distretto, che hanno assicurato alla giustizia molti capi storici, disarticolando interi gruppi associati, si è assistito all’emersione, anche in posizioni apicali, di nuove leve di ragazzi spesso ancora minorenni, che, mossi dall’irruenza giovanile e dall’ansia di affermarsi nel circuito criminale organizzato per assicurarsi facili e consistenti guadagni, hanno dato luogo a fenomeni particolarmente preoccupanti, che hanno scosso l’opinione pubblica.
Tra questi le cd. “stese” , vere e proprie azioni di guerriglia urbana poste in essere da gruppi di giovani che passano tra i vicoli del centro di Napoli sparando all’impazzata e a casaccio con scopi puramente intimidatori, per affermare il proprio dominio sul territorio, e il fenomeno delle rapine seriali commesse da gruppi di ragazzi molto giovani in danno di istituti di credito, farmacie, supermercati o uffici postali anche con l’uso di armi vere, sintomo del collegamento con la criminalità organizzata.
Fortunatamente non risultano invece essersi verificati nel nostro Distretto episodi preoccupanti legati al terrorismo anche se sono aumentate le iscrizioni da parte della Procura della Repubblica di Napoli di reati in qualche modo collegati a tale fenomeno, segno del costante monitoraggio del territorio da parte delle Forze dell’Ordine anche in funzione preventiva.
ANALISI DEI DATI
I dati complessivi relativi alla produttività della Corte di Appello e del Distretto sono quindi come si è visto in gran parte positivi.
Le criticità sono invece rimaste sostanzialmente le stesse dell’anno scorso per cui dovrò necessariamente ripetermi.
In primo luogo deve registrarsi che resta alto il numero dei procedimenti penali conclusi con una declaratatoria di estinzione del reato per prescrizione, che per le Sezioni ordinarie della Corte di Appello superano il 39% dei procedimenti complessivamente definiti.
Già lo scorso anno ho rilevato come tale fenomeno sia particolarmente grave perché costituisce una sconfitta per lo Stato, che dimostra in tal modo di non essere in grado di assicurare un vaglio giurisdizionale nel merito per vicende a volte anche gravi, che hanno suscitato allarme sociale, lasciando impuniti gli eventuali colpevoli e frustrando le aspettative di giustizia delle persone offese.
Purtroppo la sproporzione esistente tra i processi pendenti dinanzi alla Corte e le risorse umane disponibili, sia di personale di magistratura, sia soprattutto di personale amministrativo, non ha consentito finora di porre rimedio a tale preoccupante fenomeno, nonostante la rilevantissima produttività dei magistrati della Corte che anche quest’anno, come si è detto, con 13.376 procedimenti penali definiti risulta di gran lunga la prima in Italia per produttività nel settore penale e la seconda nel settore civile.
Particolarmente critica rimane la carenza di personale amministrativo, che rappresenta attualmente il principale collo di bottiglia del sistema giustizia.
Basti dire che persino la Corte di Assise di Appello, composta da quattro sezioni, che pure è riuscita a definire ben 102 processi, non è in condizioni di incrementare le udienze perché non ha un numero sufficiente di cancellieri o assistenti giudiziari ed è quindi costretta a ritardare la trattazione anche di processi particolarmente delicati.
Non posso che salutare con favore il fatto che il Ministero della Giustizia per la prima volta dopo molti anni ha varato un concorso per assumere nuovo personale giudiziario, ma è mio dovere dire che questo non è ancora sufficiente, considerato che nelle more dell’espletamento del concorso e nel corso dei prossimi due anni saranno collocati a riposo un gran numero di dipendenti, in misura probabilmente maggiore di quelli che saranno assunti con il concorso in atto, perciò nei prossimi anni si rischia il collasso degli uffici giudiziari.
L’arrivo negli uffici giudiziari del Distretto di personale in mobilità proveniente da altre amministrazioni e in particolare dalla Croce Rossa non ha portato alcun significativo contributo alla soluzione del problema, trattandosi di personale che, ancorchè dotato nella maggior parte dei casi di buona volontà, risulta del tutto privo di quelle sia pur minime competenze specifiche indispensabili per lavorare in un ufficio giudiziario e bisognoso quindi di un lungo periodo di formazione prima di poter dare un contributo effettivo. Peraltro tale vicenda ha ulteriormente aumentato il senso di frustrazione del personale degli uffici giudiziari del Distretto, che, non avendo finora usufruito della riqualificazione, a differenza del personale di altre amministrazioni, si è visto scavalcare da personale che, avendo una qualifica formalmente superiore, ha occupato negli uffici posizioni superiori alla sua, pur non avendo alcuna esperienza del lavoro giudiziario, che in tal modo è apparso ai suoi occhi ingiustamente svalutato.
Più utile è stata invece la presenza negli uffici dei tirocinanti sia ex art. 37 D.L. 98/2011 che ex art.73 D.L. 69/2013, trattandosi di elementi giovani, preparati e motivati, anche se il periodo necessariamente breve in cui prestano la loro collaborazione fa sì che il loro apporto venga a mancare proprio quando hanno acquisito l’esperienza e la competenza necessarie per fornire all’ufficio un valido ed effettivo contributo e consentire allo stesso di cogliere pienamente i frutti della loro formazione.
Particolarmente fruttuosa è stata poi la collaborazione con la Banca d’Italia, che ringrazio per aver messo a disposizione della Corte due suoi dipendenti per coadiuvare l’Ufficio Ragioneria e Cassa nella predisposizione dei mandati di pagamento dei debiti conseguenti alle condanne riportate dal Ministero ex legge Pinto, consentendo in tal modo di effettuare in soli quattro mesi pagamenti per oltre 3 milioni di euro, riducendo in modo consistente il debito residuo.
Nonostante tutto anche quest’anno il personale amministrativo si è impegnato con la consueta abnegazione per far funzionare gli uffici e per questo lo ringrazio vivamente.
In tale situazione l’unica possibilità per fronteggiare le situazioni di assoluta emergenza che si verificano negli uffici del Distretto è quello dell’applicazione endodistrettuale del personale amministrativo e a tal fine si è avviato un programma per il monitoraggio delle risorse umane dell’intero distretto onde provvedere il più appropriatamente possibile sulle numerose richieste di applicazione, anche se la coperta è sempre più corta.
D’altra parte la carenza di risorse impone di stabilire delle priorità nell’utilizzo delle stesse.
E a questo proposito deve ritenersi tra le priorità assolute l’esecuzione delle sentenze penali, che, come ho già avuto modo di esporre pubblicamente appena pochi mesi dopo il mio insediamento e comunicato sia al Consiglio Superiore della Magistratura che al Ministro della Giustizia, costituisce una delle maggiori criticità del Distretto.
Da un monitoraggio da me disposto presso le Cancellerie penali della Corte di Appello subito dopo il mio insediamento è infatti risultato che le sentenze definitive in attesa di esecuzione erano circa 50.000, delle quali 12.000 sentenze di condanna a pena detentiva nei confronti di imputati liberi per le quali non risultavano ancora emessi gli estratti esecutivi. Si tratta di numeri impressionanti tanto più se si considera che ciascuna sentenza si riferisce a più di un imputato.
Come ho già avuto occasione di dire lo scorso anno ritengo che tale problema debba essere affrontato con priorità assoluta, in quanto l’esecuzione delle sentenze penali di condanna è il prodotto finale di tutta la giustizia penale del Distretto e quindi continuare ad emettere sentenze di condanna a pene detentive che non vengono eseguite, peraltro dopo essere riusciti con grande sforzo ad evitare la mannaia della prescrizione, è come produrre solo inutili semilavorati, come automobili senza le gomme, che come tali non possono uscire dalle fabbriche. Peraltro sono evidenti i riflessi sull’ordine pubblico della mancata esecuzione delle sentenze di condanna nei confronti di decine di migliaia di imputati per reati anche gravi ed è paradossale che si continuino a emettere misure cautelari nei confronti di imputati che non sono ancora stati condannati e godono quindi della presunzione di innocenza, mentre tantissimi imputati, tra i quali probabilmente molte delle stesse persone nei cui confronti vengono richieste misure cautelari, che sono già stati riconosciuti colpevoli e condannati con sentenza definitiva, rimangono liberi di continuare a delinquere.
A ciò si aggiunga che la mancata iscrizione delle sentenze di condanna nel Casellario giudiziale fa sì che i condannati continuino a risultare incensurati e quindi possano ottenere più volte illegittimamente il beneficio della sospensione condizionale della pena.
Senza contare che una condanna che viene eseguita a molti anni di distanza dal fatto, oltre a perdere qualsiasi efficacia deterrente, rischia di essere comunque ingiusta perché va ad incidere su una persona che nel frattempo può avere cambiato vita.
Credo quindi che sia ora che cominciamo a fabbricare anche le gomme ed a fornire quindi un prodotto finito.
Purtroppo la pianta organica del personale amministrativo della Corte di Appello è attualmente assolutamente inadeguata rispetto ai numerosi compiti che è chiamata a svolgere, perché alle competenze amministrative svolte anche dagli altri uffici giudiziari si aggiungono le competenze amministrative che sono proprie soltanto delle Corti di appello e che fanno sì che circa il 40% del personale sia sottratto all’attività propriamente giudiziaria. Il settore amministrativo della Corte di Appello infatti ricomprende infatti tra l’altro: il Consiglio Giudiziario, che ha competenza su tutti i magistrati del Distretto; il Collegio di garanzia elettorale; l’Ufficio elettorale, quest’anno particolarmente impegnato con ben tre consultazioni elettorali; la gestione degli Esami per l’abilitazione all’esercizio della Professione forense; la gestione, anticipazione e liquidazione delle Spese di Giustizia; la gestione e liquidazione delle spese di Funzionamento del Distretto; la liquidazione delle Indennità ex Legge Pinto; l’Ufficio Statistico distrettuale e tutte le attività generali che afferiscono all’intero distretto.
A tali attività si sono aggiunte recentemente le competenze in materia di spese attinenti alla gestione degli immobili in cui hanno sede gli uffici giudiziari del Distretto, con particolare riferimento alle competenze della Conferenza Distrettuale ed alle deleghe ordinariamente attribuite dal Ministero della Giustizia al Presidente della Corte. Peraltro tali attività, che in precedenza erano svolte da tecnici comunali (ingegneri, architetti e geometri degli uffici tecnici dei comuni), richiedono competenze tecniche che il personale della Corte non poteva avere e che ha dovuto acquisire sul campo in tempi brevi con encomiabile impegno.
Infine è stato recentemente istituito l’Ufficio Distrettuale dell’Innovazione, anch’esso con competenze che si estendono all’intero Distretto, ma che deve essere organizzato con risorse materiali e umane fornite dalla Corte di Appello.
Se poi si considera che la pianta organica della Corte di Appello è rimasta invariata anche dopo la riforma del Giudice Unico, che, con l’accorpamento delle Preture e dei Tribunali, ha più che raddoppiato la sopravvenienza dei processi in secondo grado e ha comportato tra l’altro la creazione di una Sezione Lavoro della Corte di Appello composta da ben 30 magistrati, e che per di più nel Distretto di Napoli è stato creato il nuovo Tribunale di Napoli-Nord di dimensioni medio-grandi, si comprende che senza un consistente aumento della pianta organica la Corte di Appello non è in grado di svolgere tutti i compiti che le sono affidati dall’ordinamento.
Ciò nonostante, grazie alla disponibilità e allo sforzo encomiabile del personale delle Cancellerie penali della Corte, coordinato dalla dott.ssa De Masi, che ringrazio sentitamente per questo, in attesa della prevista costituzione di un ufficio esecuzione, si è dato vita a una task force, che, lavorando il sabato con prestazioni di lavoro straordinario, in meno di due mesi è riuscita a completare l’esecuzione di 368 sentenze di condanna a pena detentiva, tra le più risalenti nel tempo, mentre altro personale ha nello stesso periodo completato l’esecuzione di 33 maxiprocessi. Un risultato lusinghiero che induce a sperare per il futuro di riuscire a ridurre progressivamente l’arretrato in tale settore.
Contemporaneamente si sono avviati dei protocolli pilota con alcuni Tribunali del Distretto e in particolare quello di Nola e quello di Napoli Nord, che prevedono che alla redazione degli estratti esecutivi delle sentenze emesse da ciascun Tribunale e divenute definitive provveda personale amministrativo dello stesso Tribunale, solo funzionalmente applicato alla Corte di Appello ma rimanendo nella propria sede lavorativa. Ciò risponde ad un’ottica complessiva di sistema perché è nell’interesse di tutti che le sentenze dei Tribunali, una volta divenute definitive dopo la conferma in appello, non rimangano ferme per anni negli armadi della Corte di Appello in attesa di essere eseguite. Non ha senso infatti che ognuno si preoccupi unicamente di lavorare al proprio segmento della catena se poi non si arriva a un prodotto finale, che è appunto la sentenza eseguita.
Ringrazio pertanto vivamente i Presidenti e i Dirigenti Amministrativi dei Tribunali di Nola e Napoli Nord per la sensibilità dimostrata ed auspico che analoghi protocolli siano avviati anche con altri Tribunali del Distretto.
Contemporaneamente la Procura della Repubblica di Napoli, manifestando anch’essa analoga sensibilità nei confronti del problema dell’esecuzione delle sentenze penali, ha provveduto al rafforzamento del proprio ufficio esecuzione per procedere allo smaltimento del proprio arretrato in tale materia e per far fronte all’afflusso di estratti esecutivi da parte degli organi giudicanti, ai quali devono seguire gli ordini di esecuzione emessi dall’organo requirente.
Non va però dimenticato che le modalità di esecuzione della pena devono essere tali da garantire la finalità rieducativa della stessa, così come previsto dalla Costituzione. Del resto lo scopo ultimo della pena è quello di convincere il condannato a non commettere più reati ed avviarlo su un percorso di legalità, riducendo in tal modo il tasso di recidiva. Purtroppo gli encomiabili sforzi in questo senso del personale penitenziario e amministrativo e dei magistrati di sorveglianza rischiano di essere vanificati dalla cronica mancanza di risorse umane e strumentali, così come segnalato nella sua relazione dal Presidente del Tribunale di Sorveglianza, dalle condizioni in cui versano le carceri e in particolare dal sovraffollamento delle stesse, con l’effetto paradossale che giovani che magari sono entrati in carcere per reati non particolarmente gravi, a contatto con la realtà carceraria, anziché essere rieducati, diventano criminali incalliti o, come nel caso dell’estremismo religioso, si radicalizzano diventando pericolosi terroristi fanatici.
Su questo tema gli Stati generali dell’esecuzione della pena, fortemente voluti dal Ministro della Giustizia, che hanno visto la partecipazione di molte persone anche con le più diverse competenze, hanno fornito molti spunti interessanti e positivi, che si spera potranno tradursi in tempi brevi in provvedimenti mirati alla soluzione di tale grave e annoso problema.
Un altro dato degno di nota è l’aumento esponenziale, segnalato dal Presidente del Tribunale di Napoli, delle procedure in materia di riconoscimento della protezione internazionale. Basti pensare al riguardo che le sopravvenienze di questo tipo di procedure del solo primo semestre 2016 risultano essere superiori a 2.500, laddove nello stesso periodo dell’anno 2015 vennero iscritti circa 800 procedimenti, e nel 2014 appena 500. Peraltro anche questi flussi sono destinati quasi automaticamente a scaricarsi sulla Corte di Appello per le molte pronunce di primo grado di rigetto o comunque non completamente satisfattive del richiedente la protezione.
Ovviamente l’incremento di tali procedure è strettamente collegato al drammatico aumento dei flussi migratori provenienti dall’Africa e dall’Asia, considerato che tra le procedure in questione vi sono le opposizioni avverso le decisioni delle Commissioni territoriali per i rifugiati politici di cui all’art. 35 del d.lgs 25 8, articolo 19 del decreto legislativo 150/2011, come modificato dalla legge 142 del 2015, di competenza del Tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte di Appello in cui ha sede la Commissione territoriale e dunque, per quanto riguarda il Tribunale di Napoli, di tutti i ricorsi avverso i dinieghi in materia emessi dalla Commissione territoriale di Caserta, che si è occupata sino a due anni fa dei territori della Campania, dell’Abruzzo, delle Marche e del Molise, ed ora, successivamente al DM 10.11.14, delle province di Caserta, Avellino e Benevento.
Anche tali procedure devono ritenersi assolutamente prioritarie considerato che finchè non interviene un provvedimento giudiziario definitivo che accerti il diritto o meno dei richiedenti ad ottenere lo status di rifugiato, questi ultimi rimangono in una specie di limbo perché non possono né ottenere il permesso di soggiorno per lavorare in Italia e guadagnarsi da vivere onestamente né tanto meno essere espulsi, con costi notevoli per lo Stato, che deve mantenerli in centri di accoglienza spesso non adeguati, e con forti rischi di tensioni sociali.
Tuttavia il termine di sei mesi previsto per la definizione delle procedure in questione appare del tutto irrealistico considerata l’attuale situazione degli uffici giudiziari e considerato che le richieste sono destinate ad aumentare ulteriormente fino a quando durerà il fenomeno migratorio verso l’Italia.
Per fronteggiare questa emergenza il CSM ha previsto l’applicazione extradistrettuale di un magistrato al Tribunale di Napoli, ma tale misura appare del tutto insufficiente, tanto più che paradossalmente è stata contemporaneamente prevista la riduzione della pianta organica dello stesso Tribunale di Napoli di ben nove magistrati.
LO STATO DELL’INNOVAZIONE E DELL’INFORMATIZZAZIONE NEL DISTRETTO
Il CSM ha recentemente disposto l’istituzione presso la Corte di Appello dell’Ufficio Distrettuale dell’Innovazione, di cui fanno parte i RID e i MAGRIF del Distretto,
Tale novità, benchè come si è detto richiederà l’impiego di ulteriori risorse materiali e umane della Corte di Appello, va salutata con favore in quanto consentirà di armonizzare e uniformare tutti i progetti di innovazione e informatizzazione del Distretto, creando una sinergia tra i vari uffici giudiziari ed evitando situazioni di informatizzazioni a macchia di leopardo come quelle che si sono verificate in passato.
A questo fine è in corso la predisposizione di un locale adeguatamente attrezzato presso la Presidenza della Corte di Appello dove collocare il predetto ufficio.
Quanto allo stato della informatizzazione, nel settore civile nonostante le difficoltà il processo civile telematico è ormai avviato.
Nel settore penale la maggior parte delle notifiche viene ormai effettuata telematicamete con il sistema SNT.
Sempre nel settore penale il passaggio di tutti gli uffici giudiziari del Distretto al nuovo registro informatico penale denominato SICP, completato lo scorso anno, ha garantito l’indubbio vantaggio di consentire a tutti gli uffici di condividere una base dati comune, ma ad oltre un anno dalla migrazione permangono rilevanti criticità costituite in primo luogo dalla lentezza talora esasperante del sistema, da errori di iscrizione e dalla difficoltà di ottenere statistiche. Inoltre spesso il sistema di estrazione dati è soggetto a inceppamenti, in quanto l’aggiornamento che si effettua a livello distrettuale subisce dei blocchi.
La necessità di ricevere assistenza è, inoltre, resa più difficoltosa dalla circostanza che per molte problematiche occorre rivolgersi alla D.G.S.I.A., in quanto al C.I.S.I.A. sono state sottratte molte competenze; l’interlocuzione con l’ufficio centrale, investito delle richieste provenienti da tutti gli uffici siti sul territorio nazionale, comporta inevitabilmente un maggiore dispendio di tempo.
Invero l’incremento delle novità informatiche ha profondamente legato l’esercizio della giurisdizione all’efficienza dell’assistenza. Sul punto la scelta ministeriale è stata finora quella di affidare l’assistenza a ditte esterne, il che, data l’assenza di un rapporto istituzionale diretto con la ditta esterna, ha comportato la necessità del passaggio attraverso il CISIA locale. Il punto debole del sistema è quello della grave insufficienza delle risorse destinate all’assistenza assegnate ai singoli uffici giudiziari del distretto in relazione alla massiccia implementazione dei sistemi informatici ed all’ingresso in SICP di realtà importanti, come la Corte di Appello e la Procura Generale di Napoli.
Tale inadeguatezza delle risorse appare, peraltro, in contrasto con la realtà degli uffici giudiziari di un distretto come quello di Napoli, individuato, per sua vocazione, come sede pilota per sperimentazioni nel settore informatico.
In ossequio alle direttive del Governo dettate a partire dal 2011 con il decreto legge n° 98 all’art. 37, come successivamente puntualizzato normativamente nei successivi anni 2012, 2013 e 2014 e attuate dal Ministero nel recente mese di ottobre 2015, questa Presidenza ha provveduto all’istituzione presso la Corte dell’ “Ufficio per il processo”.
Si tratta di un modulo organizzativo innovativo che, al fine di garantire la ragionevole durata del processo e, sostanzialmente, ottenere la realizzazione di una più celere risposta all’esigenza sempre crescente di giustizia del Paese, prevede il ricorso a risorse umane estranee all’organico ordinario della magistratura che ad esso si affiancano, coadiuvandolo per consentire che esso sia dedito al compimento in tempi sempre più celeri dei compiti suoi propri.
In tal senso, si assiste alla presenza, in affiancamento ai magistrati ordinari, di figure quali quelle degli stagisti, dei tirocinanti e dei giudici ausiliari le quali fattivamente collaborano, sotto la loro direzione, per consentire una più rapida ed efficace gestione e risoluzione degli affari giurisdizionali.
Tali figure, presenti già da qualche anno sia presso la Corte di Appello che presso gli altri Uffici giudicanti del distretto, e, in tempi più recenti, anche presso gli Uffici di Procura, risultano all’attualità proficuamente impiegate in conformità rispetto allo spirito della riforma legislativa, nei limiti descritti dalla cornice legislativa e, quanto alla figura dei tirocinanti e degli stagisti, nell’ottica di un vero e proprio impegnativo ‘scambio’ finalizzato anche all’accrescimento formativo dei più meritevoli giovani laureati che ne abbiano fatto richiesta.
CONCLUSIONI
Lo scorso anno ho invitato tutti gli operatori degli uffici giudiziari del Distretto, personale amministrativo, avvocati e magistrati a fare squadra nell’interesse comune della giustizia, tenendo presente che il compito principale della giurisdizione è la tutela dei diritti di tutti e in particolare dei soggetti più deboli, che in mancanza di una giurisdizione efficiente rischiano di essere travolti dalla legge del più forte.
In quest’ottica il contrasto alla criminalità organizzata, che tenta di imporre alla società e al territorio le sue regole basate sulla sopraffazione e la violenza, e dall’altra parte il riconoscimento della protezione internazionale ai rifugiati sono solo due diversi aspetti della tutela dei diritti che dobbiamo assicurare in questo territorio.
Sono lieto di poter affermare che anche quest’anno questa sinergia e questa unità di intenti tra i diversi operatori vi è stata.
Ho già detto dello spirito di abnegazione con il quale anche quest’anno il personale amministrativo, nonostante le obbiettive difficoltà, ha garantito il funzionamento degli uffici giudiziari.
Quanto agli avvocati, abbiamo condiviso ed apprezzato in particolare le numerose iniziative in difesa dei diritti umani, in alcune delle quali siamo stati anche direttamente coinvolti.
Penso in particolare all’appello e alle manifestazioni organizzate dopo il fallito golpe in Turchia e la dura repressione che ne è seguita con l’arresto di migliaia di magistrati avvocati e giornalisti; al convegno sugli attacchi agli avvocati verificatisi in paesi come il Pakistan, al recente Protocollo di intesa per la Realizzazione dell’Osservatorio Giuridico, di Ascolto e di Orientamento sui Diritti Sociali sottoscritto dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli con la Diocesi cittadina e la Comunità di Sant’Egidio e al Primo Forum Itinerante sui Diritti Umani.
Tutte queste iniziative hanno avuto il nostro appoggio incondizionato e ci hanno reso orgogliosi della sensibilità ancora una volta dimostrata dall’Avvocatura napoletana per la tutela dei diritti umani nel solco di una lunga tradizione di civiltà giuridica.
Contemporaneamente in particolare le vicende della Turchia ci fanno ulteriomente riflettere su quale bene prezioso sia per una società poter contare su una magistratura, un’avvocatura e una stampa libere e indipendenti, conquiste che talvolta tendiamo a dare per scontate ma che vanno invece difese costantemente, perché non a caso sono le prime vittime di qualunque regime autoritario.
Con questo auspicio auguro buon anno giudiziario a tutti e vi ringrazio per l’ascolto.