Barano D'ischia (Campania) 29 dicembre 2016

ISCHIA:VIVE TRA I TOPI ORSOLA, PERSE MARITO E FIGLI IN FRANA

LE LACRIME DI ORSOLA MIGLIACCIO CHE HA PERSO IL MARITO E LE TRE FIGLIE NELLA FRANA DI MONTE VEZZI: “VIVO NEL CONTAINER TRA I TOPOCCI, DA DIECI ANNI LE ISTITUZIONI MI HANNO ABBANDONATA”
Le lacrime di Orsola dovrebbero pesare come un macigno sulla coscienza di chi continua a tollerare una situazione al limite dell’umano. E di questa situazione intollerabile e indegna di un paese civile, dovrebbero vergognarsi tutti i rappresentanti politici e istituzionali di centro, centrodestra e centrosinistra che negli ultimi anni hanno amministrato al Comune di Ischia, alla regione Campania e al governo nazionale.
di Gennaro Savio
“Adesso vivo in questo container di ferro insieme ai topi, è vergognoso”. Con queste parole e gli occhi rigonfi di lacrime, Orsola Migliaccio, la donna che nella frana di Monte Vezzi perse il marito e le tre figlie, a dieci anni da quella terribile tragedia racconta il suo dramma umano rappresentato dall’abbandono sociale a cui è stata costretta dalle Istituzioni dello Stato che in ben dieci anni non hanno avvertito il dovere morale di darle una casa dignitosa. Infatti assieme ad altre poche famiglie di sfollati, dieci anni fa Orsola è stata “sistemata”, se così si può dire, in un container di metallo a cui, soprattutto negli ultimi anni, il Comune di Ischia e la Regione Campania hanno fatto mancare persino la manutenzione ordinaria. E così, mentre in questi giorni di festività natalizie l’Amministrazione comunale di Ischia guidata dal Sindaco Giosi Ferrandino è stata impegnata ad illuminare a festa il paese con luminarie sfarzose e luccicanti, nessuno, ma proprio nessuno, si è preoccupato di Orsola Migliaccio e degli altri sfollati costretti, tra l’altro, a vivere tra i topacci i quali hanno letteralmente forato in più punti le pareti dei container. Orsola, che è un fiume in piena di disperazione, ci ha mostrato persino le foto dei topacci che popolano il suo container e che all’interno dell’abitacolo hanno creato buchi enormi sulle pareti che ha dovuto coprire con del cemento a sue spese. La cosa incredibile è che nel passato la Migliaccio è stata anche presa di mira dai ladri che l’hanno derubata e quindi è stata costretta ad installare le inferriate alla porta d’ingresso e alle finestre. Il tutto, anche in questo caso, fatto a sue spese, naturalmente. Come il massetto di cemento che si è reso necessario realizzare all’esterno del container visto che quando pioveva tutt’intorno all’alloggio si allagava. “Camminavo con i piedi nell’acqua perché quando pioveva era tutto allagato”, ci ha dichiarato Orsola Migliaccio con un groppo alla gola. “Ho chiesto al comune se potevano darmi una mano per fare un massetto di cemento. Mi fu detto se te lo fai tu bene, altrimenti ti arrangi così”. Orsola è disperata e ci ha fatto stringere il cuore in petto quando ci ha mostrato le foto del marito e delle figlie persi sotto la lava di fango che travolse l’Arenella. “Questo era Luigi mio Marito – ci ha spiegato Orsola mentre uno ad uno con le lacrime agli occhi ci indicava le foto dei congiunti sommersi dal fango -, poi c’è Anna la grande che aveva 18 anni, Maria la seconda di 17 e Giulia la piccola di 13. Ho perso tutto. Ho perso la mia ricchezza. Stavo bene, non mi mancava niente. Mio marito non mi faceva mi mancare niente. E adesso vivo in questo container di ferro insieme ai topi. E’ vergognoso”. Cosa aggiungere. Le lacrime di Orsola dovrebbero pesare come un macigno sulla coscienza di chi continua a tollerare una situazione abitativa e sociale al limite dell’umano. Una situazione intollerabile e indegna di un paese che aspira a definirsi civile e per la quale dovrebbero vergognarsi tutti i rappresentanti politici e istituzionali di centro, centrodestra e centrosinistra che negli ultimi dieci anni hanno amministrato al Comune di Ischia, alla regione Campania e al governo nazionale. Perché le Istituzioni dello Stato, i cui rappresentanti nei giorni della tragedia sono stati sull’Isola per la consueta “passerella” mediatica promettendo persino la costruzione di nuovi alloggi mai realizzati, avevano il dovere morale di garantire già allora a Orsola e agli altri sfollati il diritto ad avere una casa dignitosa ed invece donne, uomini, anziani e bambini sono stati “reclusi” in degli scatoloni metallici sistemati in un’area che somiglia tanto ad un campo Rom e che si trova a due passi da piazza degli Eroi dove in questi giorni splende un enorme albero di Natale la cui sfarzosità stride tremendamente con la condizione di abbandono sociale in cui vivono questi nostri concittadini: che vergogna!!!