Si respira una calma apparente a Dnipopretosky, ultimo avamposto di libertà prima dell’inferno. Lungask, Slaviansk e la regione di Donetsk vivono giorni difficili, sconvolti da una guerra civile che sta lacerando il tessuto economico e sociale ad est dell’Ucraina. Ma i fragori delle bombe non sono poi così tanto lontani dalla città che vive in una specie di limbo. Sembra essere tagliata a metà. Come il fiume Dnipro che la divide in due sponde. Da una parte le notizie riportate da giornali e televisioni che parlano di aspri combattimenti, dall’altra invece di una comunità che cerca solo semplice normalità. Ma purtroppo il rumore delle armi scuote la terza città del paese a qualche centinaio di chilometri dalle aree calde. Per verificarlo ci spostiamo in periferia dove l’esercito ha installato posti di blocco in entrata ed uscita dal centro abitato. Ci raccontano che la situazione non è assolutamente tranquilla. Il timore di infiltrazioni da parte di milizie filo russe è sempre dietro l’angolo. Si bloccano le auto, i furgoni e gli autobus con i passeggeri a bordo, si controllano i documenti e nei portabagagli. In caso di attacco un mezzo blindato è pronto a rispondere al fuoco. Ed all’interno dei ceck point mazze e molotov in caso di scontri ravvicinati. Assieme a loro anche una squadra della polizia Ucraina. Questi ragazzi spiega il comandante del presidio mentre ci offre del te preparato su un fuoco di fortuna non sono militari, ma studenti, lavoratori, operai che sentono il desiderio di star vicino a chi adesso è in guerra. Giampiero de Luca
L’Ucraina e la guerra dentro casa

Pubblicato in Cronaca |