La pia opera ha origine nel 1304 per iniziativa di due gentiluomini napoletani, i fratelli Nicolò e Jacopo Scondito che, nel 1343, ottennero il sostegno della regina Sancia di Majorca, moglie di Roberto d’Angiò.
L’opera, ampliata nel 1433 per volontà di Giovanna II, raccolse cospicue donazioni tanto da dare vita, nel 1577, al Banco dell’Ave Gratia Plena che, tra alterne e complesse vicende costituì la genesi del Banco di Napoli.
Il trapasso attraverso il pertugio trasformava il bambino in «figlio della Madonna» (‘o figliu d’ ‘a marònna) ed è con questo nome che per secoli furono chiamati gli «Esposti dell’Annunziata».
La Ruota era un meccanismo girevole di forma cilindrica, di solito costruito in legno, diviso in due parti chiuse per protezione da uno sportello: una verso l’interno ed un’altra verso l’esterno che, combaciando con una apertura su un muro, permettesse di collocare, senza essere visti dall’interno, gli esposti, i neonati abbandonati. Facendo girare la ruota, la parte con l’infante veniva immessa nell’interno dove, aperto lo sportello si poteva prendere il neonato per dargli le prime cure.
Spesso vicino alla ruota vi era una campanella, per avvertire chi di dovere di raccogliere il neonato.
Su via dell’Annunziata, a sinistra dell’arco cinquecentesco d’ingresso, è ancora visibile – benché oggi chiuso – il pertugio attraverso il quale venivano introdotti nella ruota gli “esposti”, cioè i neonati che le madri abbandonavano, per miseria o perché illegittimi. (da questa condizione derivano i numerosissimi cognomi Esposito, Degli Esposti e così via).
A partire dal XVI secolo esistono registri nei quali si annotavano il giorno e l’ora di ingresso, l’età e lineamenti del piccolo, e gli eventuali segni distintivi – abiti, biglietti o piccole doti – con i quali era stato consegnato. A volte si trattava di una parte di una moneta o di un cartiglio, grazie ai quali chi lo lasciava pensava di poterlo riconoscere e riprendere in tempi di miglior fortuna, più spesso i piccoli arrivavano solo con gli stracci che li coprivano.
La ruota fu chiusa il 27 giugno 1875, ma siccome l’unità d’Italia non aveva certo debellato la miseria del popolo, ancora per diversi anni i piccoli continuarono ad essere esposti, nottetempo, sui gradini della chiesa.
La ruota, con il suo triste fascino, era una delle più note d’Italia.
‘A VOCE ‘E MAMMA (G. Russo, Genta – 1936) è cantata da Mario Trevi