Alle volte, le parole non servono; alle volte, le lacrime non bastano. I piccoli “ospiti” del campo profughi di Karatepe, sull’isola greca di Lesbos, come ogni bambino, giocano sullo scivolo, sulla giostrina, abbracciano un orsetto di peluche. La differenza sta nelle precarie condizioni del campo: la temperatura, di giorno, è di 35-40 gradi. Si cerca riparo all’ombra degli alberi, nelle tende le mosche non danno tregua, malgrado gli sforzi di molti volontari, i rifiuti sono ovunque. Questa non è l’Europa che sognavano, questa non è l’Europa che ci raccontano. Sono bimbi, e la loro innocenza li fa sorridere davanti all’obiettivo. Sono bimbi, e noi non sappiamo offrirgli altro che questa accoglienza inumana. Di Oriana Boselli
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