L’ennesima scossa di terremoto ha colpito l’Oklahoma, stato centro meridionale degli Stati Uniti, poche ore fa, quando negli USA era sera. Ha avuto magnitudo 4.1 ed è avvenuto nei pressi di Medford, ad una profondità di circa 5 km. Un altro sisma era stato registrato poche ore prima ad oltre 150 km di distanza, nei pressi di Langston (magnitudo 3.9), ed altri più lievi erano avvenuti in altre aree dello Stato americano. Si tratta solo degli ultimi terremoti in ordine di tempo di una lunga serie iniziata pochi anni fa.
Non vi erano testimonianze di terremoti da decenni, ed ora improvvisamente essi sono diventati un fenomeno quotidiano.
A riguardo sono stati fatti approfondimenti e studi, e l’Oklahoma è passato dall’essere uno Stato in cui il Servizio Sismico contava un solo dipendente (non vi era motivo di installare sismografi qui) all’essere il secondo Stato americano con più scosse dopo la California.
Un rapporto del 2011 realizzato dall’Oklahoma Geological Survey ha per la prima volta ipotizzato che l’importante incremento di scosse nella regione possa esser legato all’attività estrattiva di idrocarburi denominata in inglese “fracking” (fratturazione idraulica).
Allo stato attuale però non esiste certezza su questa correlazione (o meglio, non esiste una voce univoca della comunità scientifica a riguardo), ed i forti interessi economici in gioco (gli USA hanno aumentato enormemente la loro indipendenza energetica da quando viene praticato il fracking) fanno sì che i cittadini dell’Oklahoma restino in balia delle scosse senza ricevere risposte certe, mentre le estrazioni proseguono.
Oklahoma, scossa di magnitudo 4.1 dubbi sul fracking
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