“POP ICONS” alla Rome International School
di Carmen Minutoli
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“Alla Rome International School” una mostra per rivivere l’arte pop in tutte le sue sfumature partendo dall’intramontabile Andy Warhol fino ai pop artists contemporanei di casa nostra. Nell’intervista, la curatrice della mostra Martina Cavallarin espone il suo pensiero sulla pop art, le icone pop, e altro…
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La leggendaria zuppa, la bottiglia argentata, la scultura fluttuante e scintillante “nuvola”, la mitica scatola, esempio di serie scultoria, il detersivo più popolare del secolo, il prodotto totem tra i miti iconografici del Novecento, l’inseparabile Polaroid. Questi gli oggetti, creati da Andy Warhol, incontrastati protagonisti dell’immaginario collettivo d’intere generazioni, idoli di una società dei consumi nella quale il prodotto conta più della persona, nuove divinità alle quali l’individuo s’inchina e si assoggetta. Questo e molto altro è ciò che si potrà vedere andando a visitare l’interessante ed innovativa mostra sull’arte contemporanea organizzata presso la Rome International School dal 20 gennaio al 6 febbraio 2015, per proseguire poi, presso la Galleria Restelliartco (promotrice) dal 9 febbraio a seguire. Una mostra/evento nata grazie alla fortunata intuizione del gallerista Filippo Restelli, della sua socia Raffaella Rossi e della curatrice Martina Cavallarin e alla disponibilità della R.I.School che ha messo a disposizione questa nuova ed importante struttura aprendo le porte all’arte, per la prima volta in modo non usuale, ovvero ospitando l’arte in “casa propria” dentro le mura scolastiche, dove le varie opere hanno trovato una loro collocazione quasi alla stregua di un importante museo. Il progetto sulle icone pop di ogni tempo, da qui il titolo della mostra, “Pop Icons”, portato avanti con cura meticolosa, evidenzia l’attualità della Pop Art che a sessant’anni dalla sua nascita è più attuale che mai con il suo stile sagace, l’impegno politico edulcorato da un’iconografia accattivante, l’analisi dell’iconosfera urbana, il dominio del consumo, la stratificazione linguistica, la cronaca a ritmo incalzante raccontata attraverso fenomeni ultra contemporanei come fumetti, magazine, televisione, cinema, involucri, etichette, feticci religiosi, pubblicità, prodotti di massa, musica. Naturale quindi che Pop Icons possa così rappresentare la possibilità di sviluppare un’analisi sociologica e antropologica della collettività contemporanea. É una mostra che ci parla di ciò che siamo stati e che siamo ora, dei nostri dubbi, della trasformazione massificata e standardizzata, dell’esperienza sociale esperita da ciascuno, della dimensione pubblica e privata, della personalità individuale e dell’omologazione globale. È il tentativo sempre attivo e rigenerante dell’arte di dimenticare a memoria il passato, attraversare il presente e riprogrammare un futuro che è già qui. Una mostra che si nutre dello spirito pop di altri tempi proiettandolo imperiosamente nell’oggi, facendo rivivere quella Pop Art nata negli anni Cinquanta in Gran Bretagna approdata poi negli Stati Uniti. L’eccesso dell’Arte Pop sboccia e si affina attraverso processi standardizzati per poi esplodere in simboli e icone che si propagano in spazi conquistati combattendo battaglie di forme e impressioni, guerriglie metropolitane inscenate nel teatro sociale saturo dei segni che ci circondano. La Pop Art invade le metropolitane come le gallerie d’arte, i musei come le piazze, le industrie del gadget come le pagine patinate delle riviste. Il linguaggio è definito riconducendosi sistematicamente alla celebrazione di se stesso. L’indagine è rivolta ai simboli contemporanei, alla strategia del potere occultata sotto le sembianze della cultura popolare mediata dalla visualizzazione di un preciso stile e metodo artistico. La progettazione scenografica del lavoro è una mappatura che va dalla promozione dei prodotti all’immaginario televisivo, dagli stratagemmi dell’universo consumistico fino a toccare le sfere economiche e religiose, il cinema underground. Il caos è riordinato seguendo gli stilemi del nostro tempo e rilevandone l’atteggiamento voyeuristico che ne denuncia l’edonismo, lo stile di vita eccessivo, il vuoto e gli emblemi. Gli interpreti dell’immaginario pop sono le dive del cinema, come l’indimenticata Marylin e della televisione, le copertine dei magazine, i miti dell’alta moda, i politici, gli intellettuali, le figure storiche più rilevanti spaziando da Beethoven a Mao sino a Leo Castelli e il jet set, le star del rock (Rolling Stones), gli eroi e i super eroi. Durante le interviste agli organizzatori, dalle loro parole si è percepito il grande compiacimento personale per essere riusciti a portare avanti questo progetto nella consapevolezza che è un servizio reso alla società contemporanea, un’occasione unica per coniugare la fruizione di un’importante collezione con la visita di una grande sede scolastica che ha aperto le porte agli appassionati d’arte, alle famiglie, agli studenti e a quanti interessati ad un percorso artistico culturale innovativo e di qualità. Filippo Restelli afferma: «Ero giovane e mi sembrava di essere inadeguato. Tutto ciò che mi circondava, gli oggetti, le persone, i volti, le strade, i pranzi in trattoria, scorrevano ai miei occhi e quindi alla mia mente creandomi uno stato d’animo ansioso di inappagamento; cos’era quella bottiglia di Coca Cola che mi infastidiva al solo guardarla? Mi sembrava tutto vacuo e inutile, una depressione? Forse. Un giorno d’improvviso mi riapparve l’immagine di quella bottiglia, ma mi pareva diversa. No era diversa, mi stava creando un subbuglio, una strana emozione, un interesse insolito. La passione per l’arte me la trascinavo fin dai banchi di scuola e ora la scoperta: l’immagine di quella bottiglia era veramente diversa. Mi trovavo di fronte non ad un’opera d’arte come fosse un Morandi, ma l’emozione era nuova, mi assorbiva, mi esaltava! Perché? Mi ero trovato per la prima volta davanti ad un simbolo, colto da uno strano stato d’animo: c’era una firma su quella bottiglia ‘Andy Warhol’. L’uomo, l’artista che afferrando e manipolando la cultura di massa avrebbe dato il via ad una rivoluzione: la Pop Art. Questa era la scoperta, e da allora, coniugando la mia passione con l’esperienza alimentata senza posa, sotto una magnifica spinta sono approdato, siamo finalmente approdati, grazie anche alla preziosa collaborazione della Rome International School, a dar vita ad un evento che non si limita semplicemente ad essere una mostra, è una mostra di pop art, ma proprio per la scelta della location, diviene l’inizio di un nuovo cammino socio-culturale. Parlo di educazione all’arte, e l’educazione in ogni campo si matura fin dall’età dell’infanzia. In questo campo, ma nella vita stessa immergersi nel nuovo mondo che trasfigura le cose e le immagini che abbiamo coltivato tutti a lungo – la storia dell’arte – sviluppa l’immaginazione, la capacità di osservazione, l’abilità mnemonica e su tutto la buona attitudine di critica. Questo troviamo nella mostra POP ICONS .“Un’opera d’arte è soprattutto un’avventura della mente” (Eugene Ionesco)Perciò vorrei partire verso questa meravigliosa avventura con i ragazzi della Rome International School che saranno gli uomini del futuro; del resto citando Mandela “Educare è l’arma più potente che si possa avere per cambiare il mondo”, il mondo cambia, e cambiano le prospettive, si creano nuovi miti e nuove pulsioni dell’anima». In una sua nota, Ivano Boragine, managing director della RISchool
dichiara : «La illuminante guida alla lettura del percorso espositivo di Martina Cavallarin arricchisce di informazioni e contestualizzazioni il repertorio di immagini che questo catalogo ha il privilegio di raccogliere. Dai nostri studenti RIS ci aspettiamo –nelle forme creative che vorranno immaginare- una valutazione su questo primo esperimento di “relazione inversa” con le opere d’arte. Un grazie di cuore va a tutti gli studenti che hanno collaborato durante lo svolgimento della mostra, allo staff che si è prodigato per renderla possibile, agli sponsor che hanno contribuito, alla Galleria Restelliartco, senza la cui generosità e intuizione tutto questo non sarebbe accaduto» Nelle brevi video interviste reperibili on line, si potranno ascoltare le dichiarazioni dei galleristi Restelli e Rossi, della curatrice Cavallarin e del presidente di Rome International School. Moltissimi gli ospiti presenti al vernissage del 19 gennaio: oltre agli organizzatori, vi erano registi, fotografi, attori e attrici (Enrica Bonaccorti, Solvi Stubing, Moraldo Rossi, Massimo Cappellani, Katia Di Rienzo, Eleonora Vallone, on. Angelo Sanza e consorte Aurora Sanza, on. Antoniozzi e consorte Floriana Gentile) e molti amici, oltre la stampa, tutti molto entusiasti per la splendida presentazione. **********************************************************************************************************************************************************************
Carmen Minutoli *********************************************************************************************************************************************************************************
Italian Journalist**********************************************************************************************************************************************************************************