Il 23 Aprile del 1407, nella cappella di San Leonardo, si celebrò il matrimonio tra Maria d’Enghien, principessa di Taranto, e Ladislao, re di Napoli.
Il matrimonio era stato organizzato con il solo scopo, da parte di Ladislao, di impossessarsi delle terre del Principato di Taranto che, con la guerra, non era riuscito a conquistare. Difatti Maria, dopo aver vissuto per diversi anni all’ombra del primo marito, Raimondo del Balzo Orsini, in seguito all’improvvisa morte di quest’ultimo, era stata costretta a cingersi d’armi lei stessa per respingere i numerosi attacchi del re di Napoli. Molti nel campo napoletano volevano persuadere il Re a desistere e a tornare a Napoli, finché Gentile da Monterano suggerì a Ladislao di offrire a Maria il titolo di Regina. Forse per orgoglio, o per ambizione, o per il pensiero dell’avvenire dei figli, o per il timore che gli aiuti attesi dalla Francia sarebbero arrivati troppo tardi a salvare i suoi sudditi e la bella Taranto, Ella prese la sua decisione, rispondendo a coloro che la invitavano a meditare sulla sorte delle precedenti mogli di Ladislao: “ non me ne curo, ché se moro, moro da regina”.
Il 24 maggio, Maria partì per Napoli dove venne accolta benevolmente dal popolo. Fu regina solo di nome, piccola e dimenticata figura che trascorse una triste vita nelle stanze di Castelnuovo, costretta a convivere con le amanti del re, fino alla morte di Ladislao il 6 agosto 1414. Nel 1415 ebbe di nuovo il possesso della Contea di Lecce e nel 1417 ottenne da Giovanna II, sorella di Ladislao, il Principato di Taranto per il figlio Giovanni Antonio. Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi al suo popolo, ad opere d’arte e di fede e morì a Lecce il 9 maggio 1446, dove fu sepolta con grandi onori e fasto nel vecchio monastero di Santa Croce, distrutto nel 1537 da Carlo V per costruire il Castello tutt’ora esistente.