Si è svolto a Foggia il 21 febbraio scorso un seminario in tema di odontoiatria forense e diritti umani, organizzato dal Rotary Club Foggia Capitanata. Il Presidente del Rotary Cinzia Piccaluga, impegnata in attività di solidarietà sociale e promozione del territorio, ha invitato il dottor Emilio Nuzzolese, docente di odontoiatria forense presso l’Università di Torino.
Il relatore ha esposto in sintesi i principali ambiti nei quali un odontoiatra forense diventa ausilio delle indagini giudiziarie, affiancando i medici legali. L’ambito prevalente è quello del riconoscimento dei cadaveri, poiché i denti e i trattamenti odontoiatrici sono in grado di fornire informazioni individualizzanti e univoche. “Quando una salma non è più riconoscibile visivamente, è necessario sottoporla ad un complesso processo autoptico che prevede la raccolta di informazioni, quali DNA, impronte digitali e rilievi dentali. Tuttavia l’autopsia orale viene spesso ignorata e non viene nominato un perito odontoiatra, con conseguente raccolta incompleta dei dati individualizzanti, ritardi o addirittura insuccessi nella identificazione. Gli accertamenti medico-legali incompleti non rispettano così i diritti umani delle persone decedute che devono ricevere un nome ed una degna sepoltura. Senza contare il dolore dei familiari…”. È quanto ha evidenziato il dottor Nuzzolese che, dal 2009, è anche perito volontario dell’Associazione Penelope, dedicata alle famiglie delle persone scomparse, proprio per promuovere le migliore pratiche durante le autopsie dei “corpi senza nome”, ad oggi censiti in oltre 1300 soggetti in Italia.
L’impiego dell’odontologia forense rappresenta una risorsa insostituibile in tutti quei reati in cui può riscontrarsi una lesione da morso umano, la cui analisi non è alla portata del semplice dentista né del medico legale. Su questo aspetto il relatore ha messo in evidenza le molte criticità sulla scelta dei consulenti tecnici nei Tribunali e ha trattato il caso del Delitto di “Via Poma”, nel quale ha lavorato pro bono quale consulente tecnico della difesa sul presunto “morso”.
Il relatore ha, infine, segnalato l’opportunità di avvalersi di un perito odontoiatra anche per la stima dell’età, come nel caso dei minori stranieri non accompagnati. Tuttavia anche questo tipo di accertamento sembra essere eseguito molto raramente, nonostante la sua potenziale efficacia. La maggiore-minore età potrebbe, infatti, essere accertata proprio attraverso l’analisi dello sviluppo e maturazione dei denti del giudizio.
La riunione si è conclusa con un dibattito tra i presenti, giornalisti, operatori sociali e professionisti dell’ambito forense. È emerso chiaramente, nelle conclusioni del Presidente del Rotary Club Cinzia Piccaluga, che la figura del dentista “detective”, cioè dell’odontoiatra forense, dovrebbe essere coinvolta istituzionalmente e non solo su base volontaria, per il suo fattivo contributo alla tempestiva identificazione dei cadaveri e alla raccolta di utili evidenze probatorie in crimini come maltrattamento dei minori, violenza domestica, abuso sessuale e omicidi.