Gli agenti di polizia di San Severo hanno scoperto una “casa degli orrori” dentro la quale si consumavano le crudeltà di una donna del ’69, P.A., nei confronti del fratello disabile, circa dieci anni più grande di lei. Grazie a una segnalazione anonima, i poliziotti hanno potuto documentare tutte le angherie, anche servendosi di telecamere all’interno dell’abitazione. In poche settimane hanno svelato le violenze che l’uomo subiva dalla sorella. Maltrattamenti che, con ogni probabilità, duravano già da molto tempo. I due vivevano soli, servendosi prevalentemente della pensione d’invalidità dell’uomo. Nullafacente la donna. Ma era proprio lei a gestire “la cassa” di casa, privando il fratello di ogni risorsa economica oppure lasciandogli solo pochi spiccioli ed intervenendo anche sulle scelte più banali.
La conferenza stampa in questura a Foggia. Al centro, Cristina Finizio
A chiusura dell’attività investigativa, gli agenti hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip presso il Tribunale di Foggia, a carico della donna per maltrattamenti ai danni del fratello maggiore convivente “in quanto – fa sapere il dirigente del commissariato sanseverese, Cristina Finizio – era solita maltrattarlo, schiaffeggiandolo ed umiliandolo con ingiurie e continui gesti di disprezzo, oltre che scimmiottando le sue impacciate movenze, calpestandone continuamente la dignità. Una violenza più che altro psicologica ed economica, più sottile di quella fisica”. Pesantissimi gli insulti proferiti al disabile: “Tu con me non devi parlare perchè sei solo un porco”. E ancora: “Esci e non tornare prima delle due”. “Sei un porco, non devi mangiare”.
Gli accertamenti sulla triste vicenda sono iniziati – come detto – da una semplice segnalazione anonima, cui sono seguiti, con la sapiente guida del Sostituto Procuratore della Repubblica, Marco Gambardella, i primi atti d’indagine volti a verificarne la fondatezza.
I riscontri investigativi purtroppo hanno consegnato agli inquirenti una vera e propria casa degli orrori dove la violenza costituiva l’unico linguaggio conosciuto. La donna gestiva integralmente le risorse economiche del fratello lasciandolo privo anche di pochi soldi per fronteggiare piccole esigenze personali. Sulla scorta di tali risultanze è stata avanzata richiesta di custodia cautelare accolta dal gip. Gli ulteriori sviluppi processuali hanno poi sostituito la custodia cautelare in carcere con quella, meno afflittiva, del divieto di avvicinamento ai luoghi in cui vive e lavora il fratello.